Cittadinanza: un altro rinvio per lo ius soli. La riforma è sempre più in forse

di Enrico Casale
ius soli

La legge sulla cittadinanza (che introdurrebbe lo ius soli) non sarà votata nemmeno a settembre. Così ha stabilito la Conferenza dei capigruppo del Senato e così ha confermato l’aula. Lo slittamento è dettato dalla volontà del Pd di non forzare la mano nella maggioranza, privilegiando l’alleanza e gli equilibri con Ap (alfaniani), contraria al testo, e che conferma per l’ennesima volta l’incertezza dei numeri a Palazzo Madama della coalizione che sostiene il governo.

I tempi per l’approvazione si riducono così sensibilmente. Nelle prossime settimane arriverà al Parlamento la legge di bilancio che dovrà essere approvata entro la fine dell’anno e quindi assorbirà gran parte del lavoro di deputati e senatori fino a dicembre. Poi rimarranno pochi giorni prima della fine della legislatura e al ritorno alle urne. Così, per i ragazzi stranieri nati in Italia o arrivati nel nostro Paese da bambini nulla cambierebbe e permarrebbero le attuali difficoltà ad acquisire la cittadinanza italiana sebbene a tutti gli effetti sono italiani.

Il testo approvato alla Camera, che attende di essere approvato in Senato, introduce due nuovi criteri per ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni: ius soli  temperato e ius culturae. Lo ius soli puro prevede che chi nasce nel territorio di un certo stato ottenga automaticamente la cittadinanza. Lo ius soli «temperato» presente nella legge presentata al Senato prevede invece che un bambino nato in Italia diventi automaticamente italiano se uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve aderire ad altri tre parametri: deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale; deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.

L’altra strada per ottenere la cittadinanza è lo ius culturae, e passa attraverso il sistema scolastico italiano. Potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.

In entrambi i casi non sono previsti automatismi. Chi è interessato deve fare domanda, ma la concessione della cittadinanza è subordinata ai criteri di legge.

Quello dello ius soli è una battaglia di civiltà che offre maggiori garanzie a ragazzi sono che sono cresciuti e hanno vissuto in Italia da anni e sono ormai pienamente integrati. La mancata approvazione della legge non fa che escluderli da un contesto in cui già sono inseriti.

 

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