Camerun, la “sfinge” Biya compie 39 anni di presidenza

di Celine Camoin

Ricorre oggi il 39° anniversario dell’accessione alla presidenza del Camerun di Paul Biya, decano dei presidenti africani. Biya, quasi 89 anni, ha il secondo più longevo mandato, dopo quello di Teodoro Obiang Nguema, presidente della Guinea Equatoriale, e fa parte dei cosiddetti “dinosauri” della scena politica africana, assieme al presidente congolese Denis Sassou-Nguesso  – 77 anni di cui 37 al potere , all’ugandese Yoweri Museveni, 77 anni, di cui 35 alla guida dello Stato.

Alla sorpresa generale, il 4 novembre 1982, il primo presidente del Camerun, Ahmadou Ahidjo, a soli 58 anni annunciò con un messaggio alla nazione le sue dimissioni, ufficialmente per motivi di salute. Cedette il timone al suo primo ministro, Paul Biya, che s’insediò il 6 novembre. Nel 2018,  “il principe di Etoudi” – uno dei soprannomi della “Sfinge” Paul Biya  – si è candidato per il settimo mandato consecutivo, vinto col oltre il 71% dei suffragi.

L’anniversario ricorre in un periodo di tensione per Camerun, le cui regioni del Nord-Ovest e del Sud-Ovest sono teatro di un conflitto separatista nato sulla scia del malcontento della minoranza anglofona cinque anni fa. La scena politica è inoltre travagliata da denunce dell’opposizione contro la detenzione senza processo, da settembre 2020, di 124 persone che avevano partecipato a una manifestazione, sostenuta in parte dal Movimento per la rinascita del Camerun (Mrc) di Maurice Kamto, il principale avversario di Biya alle presidenziali. Il governo sostiene che i detenuti avevano un piano per destabilizzare il Paese. Altre critiche allo sviluppo e alla gestione clientelare e corrotta del Paese, soprattutto in termini di infrastrutture interne, ma anche l’assenza di alternanza politica, sono mosse contro la presidenza immutata da quasi quattro decenni. Il governo, da parte sua, vanta stabilità e buoni risultati macroeconomici, e si prepara a ricevere l’attenzione internazionale con il maggiore evento sportivo del continente, la Coppa d’Africa delle Nazioni di calcio (Can), a gennaio prossimo.

Nato il 13 febbraio 1933 a Mvoméka’a nella circoscrizione di di Meyomessala, dipartimento di Dja-et-Lobo, regione del Sud, il secondo capo di Stato del Camerun ha fatto studi politici e di diritto pubblico.

Al suo arrivo al potere, fece del “rigore” e della “moralizzazione” i moti della sua strategia. Alcuni suoi fedeli sostenitori denunciano alcune derive nello stesso entourage presidenziale. Il vero uomo forte del Paese, secondo alcuni, sarebbe in realtà il segretario generale alla presidenza, ministro di Stato, Ferdinand Ngoh Ndoh, anche soprannominato “il vicepresidente”, o ancora “vicedio”. Numerose deleghe concesse a Ngoh Ngoh danno al segretario presidenziale un ampio potere esecutivo. Diversi membri della sfera famigliare di Biya hanno incarichi di governo, ma non i suoi figli, sebbene sia nato da poco in movimento di sostegno alla candidatura del figlio Franck alla successione del padre. L’attuale presidente del Senato, colui che dovrebbe fare le veci del presidente in caso di vacanza del potere, l’87enne Marcel Niat Njifenji, ha ormai una salute fragile e non assiste più in maniera assidua alle sedute parlamentari.

A 39 anni dal suo arrivo alla presidenza, il dibattito sulla successione di Paul Biya è più che mai aperto.

(Céline Camoin)

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