Boris Johnson e l’Africa: dallo scherzo agli affari

di Enrico Casale
skynews-boris-johnson-conservatives_4726586

In Gran Bretagna, Boris Johnson, leader del Partito conservatore, è diventato premier. La sua posizione sulla Brexit è chiara: vuole un’uscita veloce del suo Paese dall’Unione europea. Ma che cosa pensa dell’Africa? Quale saranno le sue posizioni in merito al continente come leader di una delle ex potenze colonizzatrici più influenti?

Qualche indizio arriva da quanto ha scritto in passato. Nel 2002, a seguito di una visita in Uganda, scrisse in un blog che «il problema [in Africa] non è che una volta eravamo responsabili, ma che non ne siamo più responsabili». Ha detto che il colonialismo ha posto fine alla schiavitù e ha portato aiuti e sviluppo, mentre gli attuali sforzi di cooperazione non portano altro che a corruzione».

Nello stesso anno, ha scritto sul Daily Telegraph che il Commonwealth forniva unicamente alla Regina «folle regolari di adulatori che sventolavano la bandiera britannica». Nel 2016, ha scritto poi sul Sun che l’allora presidente Barack Obama aveva «una antipatia ancestrale dell’Impero britannico perché era parzialmente keniota».

Johnson non si tira mai indietro quando c’è da fare una battuta o quando c’è da pronunciare una frase particolarmente colorita. Una volta entrato in carica però dovrà concentrarsi sulla Brexit e dovrà trovare mercati alternativi a quello dell’unione europea per l’economia britannica. Per questo sarà costretto a siglare accordi commerciali con i Paesi africani. Allora forse il suo atteggiamento verso l’Africa cambierà.

Anche se, va detto, che i leader africani non se la sono mai presa per le sue battute. Alcuni, come Emmerson Mnangagwa, il presidente zimbabweano, ha salutato l’elezione di Johnson auspicando «legami sempre più stretti tra le nostre due nazioni».

Condividi

Altre letture correlate: