Angola – Il petrolio non rende più. Meglio le banane

di Enrico Casale
banane angolane

Le banane sono oggi considerate l’oro verde dell’Angola. Secondo produttore di petrolio del continente africano, l’Angola ha visto però i suoi introiti legati al petrolio ridursi drasticamente, nel corso degli ultimi due anni. Il futuro del Paese passa quindi necessariamente per la diversificazione economica e per l’agricoltura.
Già negli anni ’70 esportatore di punta di banane, caffé e zucchero di canna, l’Angola scontò poi la guerra civile che lacerò il Paese dal 1975 al 2002.
Per recuperare il terreno perduto e diversificare la produzione agricola si sta ora puntando sulla valorizzazione dei terreni coltivabili. Fino al 2011 ancora costretto a importare banane, l’Angola ne produce ora in quantità sufficiente per soddisfare il fabbisogno interno ed esportarne in altri paesi.
«Oggi le banane sono il nostro “oro verde” – dice João Mpilamosi, presidente della Caxito Rega -. E questo non solo per il loro valore commerciale, ma anche per quello nutritivo e per l’importante ritorno economico alle famiglie che le coltivano. Le banane stanno quindi contribuendo in maniera significativa alla diversificazione della nostra economia. Un esempio lampante è che, solo in quest’area del Perimetro Irrigato de Caxito, le vendite annuali ammontano ora a quasi 100 milioni di dollari. Oggi esportiamo banane già nell’Africa subsahariana: nel mese di ottobre, 10 tonnellate solo verso la Repubblica Democratica del Congo».
Il governo sostiene l’agricoltura attraverso microcredito, progetti di irrigazione e istituti di formazione agraria. Soprattutto fra i piccoli coltivatori, a cui si deve circa l’80% dei prodotti di base, i lavori nei campi si fanno però ancora a mano.
La promozione dell’agricoltura locale passa poi per sostegni a trasporto e distribuzione, che permettono ai prodotti di approdare nei supermercati e di mantenere prezzi abbordabili. In Angola si sta gradualmente affermando una classe media, ma metà della popolazione vive ancora con l’equivalente di meno di 2 dollari al giorno.
João Pedro Santos è il general manager della catena di supermercati Kero: «Il 35% delle vendite che realizziamo è oggi rappresentato da prodotti che provengono da coltivazioni locali – dice -. Esistono già alcuni agricoltori che non producono più solo per il mercato angolano, ma anche per quello internazionale. Al momento il nostro export si dirige verso altri paesi africani. Indicatori che vengono rilevati ogni sei mesi confermano però che l’Angola sarà presto in condizione di esportare in paesi di altri continenti e del mondo intero».
Traguardo prioritario è però anzitutto allineare la produzione locale agli standard sanitari internazionali. In un mercato dominato da piccole e medie imprese, spicca il caso di Refriango: società leader nella produzione di bevande gassate e succhi di frutta che dà lavoro a 3.800 persone e che domina il mercato angolano.
«I nostri standard di qualità ci sono di considerevole aiuto – dice Estevão Daniel, amministratore delegato di Refriango -. Siamo la prima società produttrice di generi alimentari a cui sono state riconosciute le certificazioni. I nostri laboratori hanno lavorato molto duro, ma alla fine siamo riusciti a ottenere l’ISO 22000. E questo ci ha permesso di ottenere le certificazioni internazionali».
Ad agosto l’Angola aveva importato 11 milioni di uova. Poiché non rispondevano ai nuovi e più rigorosi standard sanitari sono però state tutte distrutte. Per incentivare la produzione locale, da febbraio sono state poi introdotte delle quote per l’import di diversi prodotti.
«Prima di poterci considerare produttori è nostra responsabilità essere anzitutto consumatori – dice Elizabete Dias Dos Santos della Diside Management -. Anche in quanto tali, è per noi fondamentale l’attenzione agli aspetti sanitari. È quindi importante che i nostri consumatori siano informati che quanto si produce in Angola risponde a elevati standard qualitativi».
Da una decina d’anni importanti investimenti sono stati destinati al rilancio delle infrastrutture. Problemi di logistica, trasporto e approvvigionamento sono tuttavia ancora rilevanti e continuano a frenare lo sviluppo economico del Paese. L’agricoltura è in fase di rilancio e il processo di diversificazione dell’economia locale è in corso, ma l’emancipazione dalle rendite petrolifere resta al momento un traguardo ancora lontano.
(09/11/2015 Fonte: Euronews)

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