Algeria – 30 anni fa iniziava il decennio nero

di Enrico Casale
Algeria - Attacco terroristico alla sede della polizia di Tiaret, due morti

Il 5 ottobre 1988, scoppiarono in Algeria violente rivolte contro il sistema monopartitico che, insieme all’esercito, governava dall’indipendenza  la società. I moti furono repressi nel sangue e apriranno la strada a un lungo periodo di terrore. Nonostante questo portarono anche ad aperture democratiche.

Per molti algerini, gli eventi dell’ottobre 1988 costituiscono la prima primavera araba. Questa protesta violenta ha segnato un punto di svolta nella vita politica e sociale del Paese. Ha portato all’adozione di una nuova Costituzione, alla nascita di politiche pluripartitiche e all’avvento di una stampa indipendente.

Ma se questa rivolta popolare ha portato al collasso del partito unico, ha paradossalmente permesso agli islamisti di entrare nel panorama politico algerino. Il sogno si è trasformato rapidamente in un disastro. Il rischio che gli islamici potessero prendere il potere ha sprofondato il Paese in un decennio nero. Negli anni Novanta, la spirale della violenza ha lasciato 200.000 vittime in Algeria. Il partito unico è sostituito minacciato da una dittatura islamica. Il rischio della creazione di uno Stato islamico è poi svanito dieci anni dopo con l’elezione del presidente Bouteflika nel 1999.

Oggi, la sensazione che domina ad Algeri è quella di un sogno frustrato. Per il quotidiano algerino «Liberté», «le conquiste dell’ottobre 1988 sono sopravvissute all’ondata di violenza terroristica», ma sono state poi gradualmente ammorbidite o addirittura sepolte. E questo soprattutto dopo l’arrivo di Abdelaziz Bouteflika al potere.

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