Africa – Mbanza Kongo, Asmara e ǂKhomani, patrimoni Unesco

di Enrico Casale
asmara

Il World Heritage  Comitee dell’Unesco ha iscritto tre siti africani tra nella lista dei luoghi patrimonio dell’umanità.

Mbanza Kongo, ex Regno di Congo (Angola). La città di Mbanza Kongo, situata su un altopiano ad un’altitudine di 570 metri, è stata la capitale politica e spirituale del Regno del Congo, uno dei più grandi Stati costituiti in Africa meridionale dal XIV al XIX secolo. Nel sito i resti della residenza reale, della corte e dell’albero sacro, nonché i luoghi dei funebri reali. Quando i portoghesi arrivarono nel XV secolo, aggiunsero costruzioni in pietra costruite secondo metodi europei alla zona urbana esistente costruita con materiali locali. Mbanza Kongo illustra, più di qualsiasi altra parte dell’Africa sub-sahariana, i profondi cambiamenti causati dall’introduzione del cristianesimo e l’arrivo dei portoghesi in Africa centrale.

Asmara (Eritrea). Situata a oltre 2.000 metri sopra il livello del mare, la capitale dell’Eritrea si è sviluppata dal 1890 in poi come avamposto militare del potere coloniale italiano. Dopo il 1935, Asmara fu oggetto di un grande programma di urbanizzazione incentrata sull’idioma razionalista italiano del tempo. L’area comprende il centro della città, nonché i quartieri indigeni di Arbate Asmera e Abbashawel. È un esempio eccezionale di urbanesimo primordiale all’inizio negli anni Venti e la sua applicazione in un contesto africano.

ǂKhomani (Sudafrica). ǂKomani si trova al confine di Botswana e Namibia nella parte settentrionale del Paese, all’interno del Parco Nazionale Kalahari Gemsbok. L’ampia distesa di sabbia ha tracce di presenza umana dall’età della pietra e, più recentemente, della cultura ǂKomani San. Nomadi, hanno sviluppato una specifica conoscenza etnobotanica, pratiche culturali e una visione del mondo connessa alle caratteristiche geografiche del loro ambiente. Il paesaggio culturale ǂKomani testimonia il modo di vivere che ha dominato la regione e ha modellato il sito per migliaia di anni.
(08/07/2017 Fonte: Unesco)

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