Abdelinho, un film sul diritto di sognare

di claudia

di Annamaria Gallone

Oggi vi presentiamo il film del regista marocchino Hicham Ayouch, “Abdelinho” presentato all’ultimo Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina. Un inno alla vita nella sua massima semplicità e spontaneità, ma molteplici sono le denunce sulla società e le tematiche trattate.

La storia del film si svolge ad Azemmour, un piccolo paese di provincia del Marocco.  Abdelinho è un trentenne che lavora in un piccolo municipio dove il suo compito principale è quello di apporre francobolli sulle buste, in un’atmosfera molto cupa e deprimente. Il giovane è un grande sognatore, estremamente affascinato dalla cultura brasiliana, tanto da parlare perfettamente il portoghese e insegnare la samba. È perdutamente innamorato di Maria, la protagonista della sua soap opera preferita, le parla, le dichiara il suo amore e spera veramente di incontrarla e sposarla. Inutilmente la madre gli propone una serie di ragazze in attesa del matrimonio, il suo cuore appartiene a Maria. Tutti lo sanno e quando lo incontrano gli chiedono notizie della sua bella.. Lui si è costruito un capanno pieno di fiori e di colori e una grande parabola per poterla vederle meglio e meglio interloquire con lei. 

Grazie a Maria, Abdelinho vive felice, nonostante sotto i suoi occhi passino tante ingiustizie, tanta corruzione. Un giorno la magia si avvera e i due finiscono per parlarsi attraverso lo schermo televisivo!

Questa nuova vita segue il suo corso, fino all’arrivo di Amr Taleb, un tele predicatore straniero, un’affascinante star star del mondo arabo-musulmano, che non tollera ciò che descrive come dissolutezza morale… Segue poi una serie di avventure, battaglie tra amore e tutto ciò che gli estremisti non accettano. Seguono giorni bui, molti rapporti si capovolgono, ma alla fine l’amore trionfa, come nelle belle favole. 

Tutto è narrato con un tono surreale, sopra le righe, coloratissimo, spesso grottesco, ma molto divertente, a cominciare dal primo siparietto che apre il film, dove stanno seduti in fila tanti disoccupati e ogni tanto uno di loro viene prelevato da un’autoambulanza.

Molto divertente l’immagine della famiglia di Abdelinho, con le sorelle tutte uguali e la terribile madre, sempre con i rigodi in testa, che vuol fare sposare ad ogni costo suo figlio con una ragazza marocchina e vediamo le tante candidate in fila, numerate, per cercare di convertire l’innamorato di Maria.

E buffo è il falso profeta dal volto e dalla voce affascinante, che non pensa ad altro che accomunare ricchezza e potere, mentre incanta le folle.

Il film è soprattutto un inno alla vita nella sua massima semplicità e spontaneità, ma molteplici sono le denunce sulla società e le tematiche trattate, poiché il regista, Hicham Ayouch, “castiga ridendo mores”.

Innanzi tutto l’effetto di plagio dei media, il protagonista che confonde la realtà con la finzione e la madre irretita dal predicatore fasullo. Il concetto di identità e la corruzione contro cui lotta l’eroica Maria e di cui è vittima Adelinho nel suo lavoro.  E più di ogni altro il fanatismo religioso, che purtroppo rispecchia fedelmente un’attuale, drammatica realtà.

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