31/05/13 – Centrafrica – Mandato di cattura internazionale contro Bozizé

di AFRICA

 

Un mandato di cattura internazionale nei confronti di François Bozizé, destituito con un colpo di stato lo scorso 24 marzo: lo ha annunciato il procuratore di Bangui, Alain Tolmo, precisando che l’ex presidente viene accusato di crimini contro l’umanità e incitamento al genocidio. Bozizé, arrivato al potere nel 2003 con un putsch militare, è anche considerato responsabile di 22 casi di omicidi extragiudiziari, una cinquantina di detenzioni arbitrarie, arresti e sequestri di persone oltre ad essere presumibilmente coinvolto in 119 esecuzioni sommarie e più di 3800 distruzioni di case private. Il magistrato ha sottolineato che alcuni dei crimini contestati all’ex presidente sono di competenza della Corte penale internazionale (Cpi), con sede all’Aia.

Dopo l’arrivo al potere della coalizione ribelle Seleka e la nomina di Michel Djotodia alla guida dell’ex colonia francese, le nuove autorità di Bangui hanno istituito una commissione d’inchiesta per fare piena luce su presunte violazioni dei diritti umani e crimini commessi sotto Bozizé, ma anche nelle settimane successive al golpe. Il procuratore della Repubblica ha annunciato che sulla base dei primi elementi di prova consegnati dalla commissione d’inchiesta altri mandati di cattura verranno spiccati in tempi brevi. L’ex presidente 66enne, rieletto nel 2011 con un voto contestato, ha trovato rifugio a Yaoundé, nel vicino Camerun, ma ha chiesto asilo politico in Benin. Al centro dell’inchiesta in corso c’è anche il capitano Eugène Ngaïkosset, guardia personale dell’ex capo di stato, sopranominato “il macellaio di Paoua” (nord-est).

Tuttavia a due mesi dal colpo di stato l’insicurezza permane nella capitale centrafricana e nelle remote regioni del centro-nord da dove, lo scorso 10 dicembre, i ribelli dell’Alleanza avevano lanciato l’offensiva contro Bozizé, accusandolo di corruzione, crimini economici e violazioni dei diritti umani “tesi a compromettere la pace civile”. A Bangui e nelle città controllate dai ribelli di Djotodia, proseguono saccheggi, violenze ed esazioni ai danni di civili, operatori umanitari e istituzioni anche religiose. La maggior parte dei ribelli è originaria dai vicini Ciad e Sudan. – Misna

 

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