26/07/13 – Mali – Alle urne tra timori e voglia di cambiamento

di AFRICA

 

A 48 ore dalle presidenziali, la giornata è stata decretata festiva per consentire ai maliani di andare a ritirare la carte di identificazione nazionale, chiamata ‘Nina’, l’unico documento valido per andare alle urne domenica. In base agli ultimi dati diffusi dal ministero per l’Amministrazione territoriale, l’80% dei 6,8 milioni di aventi diritto sarebbe già in possesso di ‘Nina’.

In questa corsa contro i tempo verso un voto organizzato in pochi mesi, questo venerdì è anche l’ultimo giorno di campagna elettorale. “C’è un clima di effervescenza e di grande partecipazione popolare” hanno scritto fonti di stampa maliane, mentre i comizi conclusivi sono in corso a Bamako, la capitale, dove si concluderanno alla mezzanotte.

In testa ai sondaggi c’è l’ex primo ministro Ibrahim Boubacar Keïta (Ibk) – candidato del Raggruppamento per il Mali (Rpm), che al primo turno potrebbe ottenere tra 35 e 48,1% dei consensi – che incontrerà i suoi sostenitori sul Viale del Mali prima di pronunciare l’ultimo discorso di campagna sulla Piazza dell’Obelisco, al centro della capitale. Il secondo candidato più in vista – sui 27 in lizza – Soumaïla Cissé, economista di fama mondiale, ex primo ministro ed ex ministro delle Finanze, candidato dell’Unione per la repubblica e la democrazia (Urd), ha deciso di concludere la campagna con un mega concerto di musica con la diva Djénéba Seck. Terzo nei sondaggi, l’ingegnere 46 anni, poco noto al grande pubblico, Dramane Dembélé, e la sua Alleanza per la democrazia in Mali (Adema) dovrebbero radunare migliaia di persone allo Stadio Modibo Keïta. Globalmente la campagna inaugurata il 7 luglio si è svolta nella calma, in alcune località con un forte coinvolgimento popolare in altre in modo più discreto per non dire nell’indifferenza, in particolare nella regione settentrionale dell’Azawad, ancora instabile e ‘marginalizzata’ dopo 18 mesi di crisi armata.

“Domenica i maliani hanno un appuntamento cruciale per il futuro della nazione. Sono chiamati attraverso le urne a chiudere il capitolo della transizione, a dare al paese un governo democratico e riconosciuto dalla comunità internazionale” ha detto alla MISNA Moktar Mariko, presidente dell’Associazione maliana dei diritti umani (Amdh). Sono tante le aspettative della gente nei confronti del futuro presidente. “La populazione auspica una pace vera e una riconciliazione dal nord al sud e spera in un ritorno a casa in tempi brevi delle migliaia di sfollati e rifugiati – ha aggiunto l’attivista locale – . C’è anche la speranza condivisa dalla maggioranza che venga archiviata l’era della corruzione e del nepotismo nel settore pubblico e che le nuove autorità possano impegnarsi a creare posti di lavoro, soprattutto per i giovani (tre maliani su cinque hanno meno di 25 anni, ndr) ma anche più servizi essenziali, dalla sanità all’istruzione”.

Ma i timori e le critiche non mancano. “Sappiamo che il voto divide i maliani. Da una parte ci sono quelli anti-golpisti (nel marzo 2012 con un colpo di stato i militari hanno destituito l’allora presidente Amadou Toumani Touré, ndr) che da tempo aspettano di andare alle urne – ha precisato l’interlocutore della MISNA –. Dall’altra ci sono quelli favorevoli ai militari e alle autorità di transizione che non sono così impazienti di votare”. Secondo Mariko, è concreta anche “la paura di ripiombare nel passato in caso di vittoria di personalità legate alla vecchia guardia, interessate a servire gli interessi di un piccolo gruppo piuttosto che quelli dell’intera nazione, in un momento storico in cui c’è tanto bisogno di una svolta politica ed istituzionale”.

Poi, dal punto di vista logistico ed organizzativo, si temono frodi su vasta scala che rischiano di portare ad una contestazione dei risultati del voto di domenica e di ipotecare l’intero processo elettorale sostenuto, con fondi e pressioni, dalla comunità internazionale, in particolare dalla Francia. “Purtroppo tanti maliani saranno esclusi dal voto, soprattutto tra i giovani che non hanno ottenuto la ‘Nina’: il loro nome non è inserito nell’ultimo registro stilato nel 2009-2010, poiché all’epoca non avevano ancora compiuto 18 anni” spiegano alla MISNA fonti missionarie contattate a Bamako, sottolineando che una revisione delle liste elettorali sarebbe stata necessaria prima delle presidenziali. Inoltre, non è ancora chiaro il numero di persone tra sfollati interni, rifugiati nei paesi vicini e maliani della diaspora che per un motivo o un altro non sono ancora in possesso della carta di identificazione nazionale. Negli ultimi giorni è anche cresciuta la polemica in merito a 1,2 milione di carte ‘Nina’ stampate in più e spedite senza foto né dati anagrafici a Bamako dall’azienda francese che le ha fabbricate. Le autorità hanno assicurato che sono custodite in un luogo sicuro, mentre per alcuni candidati si troverebbero già nelle mani di partiti o avversari politici molto accreditati che potrebbero falsificarle per ottenere ulteriori consensi. – Misna

 

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