22/08/13 – Egitto – Esponente copta Sidhom, rais libero no restaurazione

di AFRICA

 

Una controrivoluzione in atto, con l’uscita di Mubarak dal carcere? Tutt’altro, “la controrivoluzione e’ stata fatta dagli egiziani per riprendersi quello che gli islamisti hanno loro rubato” nel 2011, cioè “un Egitto civile e democratico”. A parlare è Samia Sidhom, responsabile dell’edizione internazionale di Watani, storico settimanale dei cristiani copti. E’ una signora gentile, ma i suoi giudizi sono netti.

“Gli islamisti che hanno cavalcato la rivoluzione hanno applicato la legge islamica e consegnato il Sinai ai jihadisti e Hamas”, afferma, mentre “ora gli egiziani vedono chiaramente che Mubarak era un vero patriota, nonostante le sue molte colpe, ha amato l’Egitto e lavorato per il Paese. Il suo futuro, e quello dei suoi uomini, e’ ora nelle mani delle corti di giustizia”. E per quanto riguarda le accuse piu’ gravi nei suoi confronti, gia’ durante l’era del presidente Morsi, dice in un’intervista ad ANSAmed, “era emerso che erano stati i Fratelli musulmani e non il suo regime ad uccidere i manifestanti”. Cosa che molti sapevano, aggiunge, ma era rimasta “segreta” durante “la luna di miele tra gli Usa e la Fratellanza”.

E ora crede anche lei che l’Occidente, preoccupandosi per la violenta repressione su persone innocenti e difendendo la legittimita’ di Morsi come presidente eletto, favorisca i terroristi? “Assolutamente si’ – risponde -. I media occidentali hanno fatto apparire che i manifestanti islamisti erano numerosi, pacifici, non armati, e brutalmente repressi. Falso: gli islamisti erano migliaia, mentre gli egiziani contro di loro sono molti milioni. Gli islamisti sono brutali, aggressivi, ferocemente terroristi e armati fino ai denti”. D’altra parte, prosegue, Mohamed al-Beltagui (uno dei leader della Fratellanza arrestati), “disse chiaramente dopo la deposizione di Morsi che i raid contro le forze di sicurezza nel Sinai sarebbero cessati solo con il suo re-insediamento”. Quanto ai recenti, numerosi e violenti attacchi ai cristiani e ai loro luoghi di culto, ad esserne responsabili sono in primo luogo i Fratelli musulmani, e la loro capacita’ di convincere gente semi-analfabeta, delle zone rurali e nell’Alto Egitto che i responsabili della destituzione di Morsi siano stati i copti. Senza contare il ruolo che in quelle aree hanno i legami di clan e la loro capacità di mobilitare le masse.

Ma intanto il processo di riscrittura della Costituzione e’ in corso, rimarca Samia Sidhom, primo passo verso le elezioni e la piena instaurazione di uno stato civile e democratico entro otto mesi, come dalla roadmap “che i liberali egiziani hanno tracciato, sostenuti dai militari”. “Per questo è cosi’ doloroso sentire gli americani e gli europei farci prediche sulla transizione democratica, come se non stessimo lavorando per questo”. Anche il partito salafita El Nour “e’ incluso in tutte le fasi della roadmap”, e ha tentato di lavorare ad una riconciliazione tra i Fratelli e l’attuale regime, come hanno fatto altri soggetti come Al Azhar, ma sono stati gli islamisti a rifiutare. “Dicono che non ci sara’ ‘conciliazione’ finchè Morsi non tornerà, ma la vasta maggioranza degli egiziani preferirebbe morire piuttosto che essere governati da lui o da qualsiasi altro regime islamista”. Previsioni per il futuro? “Non credo che andiamo verso una guerra civile – conclude – ma piuttosto verso una gran quantità di attacchi terroristici, che potra’ essere molto dolorosa. Stabilità e normalità torneranno, ma saremo flagellati da attacchi dei terroristi islamisti per lungo tempo”. * Luciana Borsatti  – ANSAmed

 

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