17/01/14 – Sud Sudan – Soldati e ribelli accusati di atrocità, voci di tregua imminente

di AFRICA

 

Entrambi gli schieramenti in lotta in Sud Sudan, l’esercito da un lato e i ribelli dell’ex vicepresidente Riek Machar dall’altro, si sono macchiati di “atrocità e abusi” sulla popolazione civile: a puntare il dito sui protagonisti della crisi che da metà dicembre tiene col fiato spseso il più giovane paese dell’Africa è Ivan Simonovic, inviato speciale dell’Onu a capo di un grupopo di osservatori appena rientrato da un sopralluogo nel paese.

“Bor e Bentiu sono due città fantasma” ha detto, riferendosi ai capoluoghi degli stati di Jonglei e Unity, teatro di violenti scontri, aggiungendo che “la città di Bor è deserta, ma Bentiu è anche peggio. Praticamente non esiste più. Non solo è stata saccheggiata, ma anche interamente bruciata”.

Simonovic accusa senza mezzi termini soldati e combattenti “di aver raso al suolo interi villaggi” annunciando un rapporto dettagliato sulla missione, che sarà presentato alle Nazioni Unite tra due settimane.

Anche da Malakal, nord dello stato di Unity, continuano ad arrivare notizie di combattimenti all’arma pesante. “La parte vecchia della città è stata saccheggiata, come anche i nostri uffici sul posto” conferma alla MISNA John Lobor, vicedirettore della Croce Rossa sud sudanese da Juba. “I ribelli prima e soldati poi hanno sequestrato gran parte del materiale del nostro staff sul posto” spiega, “tra cui i telefoni cellulari, gli unici ancora in grado di funzionare in città, poiché tutti i ripetitori sono stati abbattuti e le linee dei cellulari risultano interrotte”.

Gli operatori di Medici senza frontiere, tra i pochi ancora sul posto, hanno riferito oggi all’emittente Radio Tamanzuj di aver prestato assistenza a 126 persone che presentavano segni di colpi d’arma da fuoco negli ultimi due giorni, a Malakal e Nasir.

Dalle sponde del Nilo, poco distante, arriva inoltre la notizia che un secondo battello carico di civili in fuga – dopo quello naufragato all’inizio della settimana con a bordo oltre 200 persone – sarebbe affondato poco dopo aver salpato da Malakal. Lo riferiscono testimoni alle emittenti radiofoniche locali secondo cui decine di migliaia di profughi sono in marcia per sfuggire ai combattimenti. La maggior parte sarebbe diretta verso Joda, oltre il confine sudanese e Fashoda (oggi Kodok), a nord di Malakal lungo le coste del Nilo.

L’unica nota positiva, in un contesto segnato da abusi e violenze, sembra giungere dal fronte dei negoziati in corso ad Abddis Abeba, dove si rincorrono voci di un accordo “imminente” tra le parti per un cessate-il-fuoco. Ieri ad aver espresso “ottimismo” avanzando l’ipotesi di un’intesa era stato il presidente dell’Angola Eduardo Dos Santos al termine del vertice sui Grandi Laghi svoltosi a Luanda. Oggi il capo negoziatore dell’Igad ed ex ministro degli Esteri etiope Seyoum Mesfin si è recato a Juba per incontrare il presidente Salva Kiir. Una visita – la terza dall’inizio dei colloqui – a cui molti guardano con speranza come il segnale di una prossima svolta. – Misna

 

Condividi

Altre letture correlate:

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.