Una casa di mille colori

di Stefania Ragusa

Se a Roma si chiude una casa delle donne e per le donne, a Modena si apre una nuova “Casa delle donne”, che prende subito intonazioni multiculturali.

Un brindisi di benvenuto, oggi 4 luglio, a Villa Ombrosa, che dopo anni di lavori di risistemazione, apre alle associazioni delle donne e per le donne. E apre in maniera colorita, multiculturale, grazie al lavoro e alle reti costruite in questi anni.

Casa delle donne contro la violenza, Centro documentazione donna, Differenza maternità, Donne e giustizia, Donne nel mondo e UDI, Unione Donne in Italia, sono le abitanti di questa casa, associazioni presenti sul territorio da molti anni, per alcune si parla di decenni, ma che in questi ultimi tempi hanno abbracciato sempre più la causa della donna migrante.

Già UDI, cambiando addirittura il nome, da Unione Donne Italiane a Unione Donne in Italia, diede il segno di un cambiamento di attenzione e di profilo. Non è la donna “italiana” (come ci ripete una determinata propaganda) ma la donna “in Italia”, la persona al centro dell’attività sociale e politica.

Ed ecco le associazioni che forniscono supporto alle donne migranti, a quelle vittima di tratta o di sfruttamento, ma anche solo per permettere a tutte di stare insieme e socializzare in un contesto che spesso si fa difficile per barriere linguistiche e culturali, o per far stare insieme i bambini, o farli nascere in maniera rispettosa della salute e degli usi di culture diverse.

E questa apertura ad un mondo policromo, a quella mixité che oggi viene osteggiata in base a un principio di prevalenza della popolazione autoctona, risuona nelle parole di invito ai cittadini e alle autorità, pronunciate all’apertura della festa. Nessun discorso istituzionale, anche se erano presenti sindaco e tre assessori, ma solo un brindisi e un ricordare perché quelle associazioni sono lì, e il servizio che fanno alle donne, dovunque esse siano nate!

E le donne migranti hanno risposto, danzando, con la gioia e il sorriso, di grandi e bambine. Un sorriso che illumina di speranza questa estate di “piccole storie ignobili”.

(Dante Farricella)

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