Togo, alla scoperta delle Tata

di Valentina Milani

Tra le principali attrazioni turistiche del Togo vi sono le Tata: (‘Takyienta’ in lingua locale, ossia ‘fortezza’), le famose case in argilla a più piani che, costruite dai Tamberma, punteggiano la regione di Kara, sparse sia sulle montagne che nelle pianure.

Esistono almeno sette tipi di Tata ma solo tre sono ancora visibili: gli altri sono andati distrutti nel corso del tempo. Dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, le Tata rappresentano il fulcro della società oltre a essere un rifugio sia per le persone che per i loro viveri e il loro bestiame.

Costruite con poco legno e molto ‘banco’ (un impasto di fango, sterco di bestiame, paglia e acqua), si presentano come vere e proprie fortezze. Ogni unità è ricoperta da un tetto conico che spicca al di sopra della muraglia di cinta fortificata che abbraccia ciascun nucleo di Tata. Sparse apparentemente in modo casuale sul territorio, la loro disposizione risponde invece a precisi schemi sociali. Ciascun gruppo di Tata forma quello che gli antropologi chiamano ‘habitat a nebulosa’ ossia uno spazio molto ampio dove i Tamberma dormono, mangiano, cucinano, praticano i loro riti e coltivano il terreno: all’interno di queste fortezze c’è infatti uno spazio ben preciso per ogni attività.

Di circa 10 metri di diametro per 4 di altezza, le Tata sembrano castelli delle favole: armoniosi, funzionali e perfettamente equilibrati. I Tamberma sono un popolo di abili costruttori: chiamano infatti sé stessi ‘Betammari-be’, ossia ‘coloro che sanno costruire’. I compiti durante l’edificazione sono ben distinti: le donne cercano e procurano il materiale, come terra e acqua, mentre gli uomini costruiscono i muri. Le finestre vengono appositamente realizzate di dimensioni molto piccole, in modo da assicurare protezione e visibilità: un tempo i guerrieri osservavano da queste fessure i nemici e, se necessario, lanciavano loro le frecce. Ciascuna abitazione si sviluppa su due piani: al piano terra c’è il rifugio notturno per gli animali. Una scala interna porta alla cucina e a una grande terrazza sulla quale vengono fatti essiccare i raccolti. Le torri vengono utilizzate come magazzini per il mais e il miglio. Le altre stanze, invece, sono utilizzate per dormire.

La tradizione prevedeva che se un giovane era in procinto di sposarsi, doveva lanciare una freccia fuori dalla recinzione: laddove cadeva, doveva essere costruita la sua nuova Tata.

(Valentina Giulia Milani)

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