Un mese fa, prima delle elezioni federali e regionali in programma domenica nel paese, un attivista politico del principale partito di opposizione etiope, il Medrek, si è ucciso in un commissariato di polizia della cittadina meridionale di Gimbichu dandosi fuoco. La notizia della morte di Getahun Abraham – simile a quella del venditore ambulante tunisino Mohammed Bouazizi che nel 2011 aveva innescato le proteste della cosiddetta primavera araba – è avvenuta nel silenzio generale. Nessuna protesta, nessuna reazione hanno accompagnato il suo gesto disperato dettato dall’emarginazione e l’isolamento derivanti dalla sua adesione politica.
La vicenda, spiega alla MISNA Halleluijah Delie, risulta incomprensibile se non calata nel contesto del paese in cui è avvenuta. “Molte persone credono che non ci siano alternative alla vittoria dell’Eprdf alle prossime elezioni. Nessuno si aspetta grandi cambiamenti da questo voto”, osserva il ricercatore all’Institute for Security studies (Iss) di Addis Abeba.
La dichiarazione non appare esagerata. Secondo diversi osservatori quelle di domenica saranno in assoluto le elezioni più prevedibili tra quelle in programma per quest’anno nel continente africano. L’Etiopia – secondo paese più popoloso dell’Africa e in assoluto una delle economie in più rapida crescita del continente – è da oltre un quarto di secolo sotto lo stretto controllo del Fronte rivoluzionario e democratico del popolo etiope (Eprdf), vincitore alle ultime elezioni con il 99,4% delle preferenze.
“Quest’anno – spiega Delie – alcuni osservatori prevedono che i partiti di opposizione avranno qualche chance in più, raccogliendo voti di protesta, ma la verità è che risultano divisi e incapaci di articolare politiche alternative. Uno dei più in vista, il Semayawi o Blue Party, cerca di intercettare in particolare il malcontento dei giovani delle grandi aree urbane, colpiti dalla disoccupazione. Ma La maggioranza resterà indubbiamente nelle mani del partito al potere”.
Arresti e detenzioni arbitrarie di giornalisti, blogger e oppositori hanno contraddistinto la campagna elettorale delle prime elezioni per l’attuale premier Hailemariam Desalegn, nominato nel 2013 alla guida del governo dopo la morte di Meles Zenawi, uomo forte del paese per oltre 20 anni, e vero ‘stratega’ della crescita impetuosa dell’economia etiope.
Tra il 2015 e il 2016, secondo la Banca Mondiale, l’economia etiope crescerà del 10,6% . Entro il 2025, l’Eprdf – coalizione di quattro partiti al potere dal 1991 – ha promesso che trasformerà l’Etiopia in un paese a medio reddito. “Una sfida notevole per una nazione in cui un quarto della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà – osserva Delie – almeno quanto la democratizzazione e il rispetto dei diritti umani”.
A contendersi i 547 seggi del parlamento, domenica, saranno circa 6 mila candidati di 58 partiti politici. Il parlamento uscente era dominato da una maggioranza schiacciante dell’Eprdf: solo un deputato, Girma Seifu Maru, apparteneva all’opposizione.
(22/05/2015 Fonte: Misna)
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