È stata confermata la presenza di condizioni di carestia a El Fasher, la città del Darfur settentrionale nella quale sono recentemente entrate le Forze di supporto rapido (Rsf) dopo mesi di assedio, e a Kadugli, nel Kordofan meridionale. Lo denuncia l’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), il meccanismo internazionale sostenuto dalle Nazioni Unite per la valutazione della sicurezza alimentare. Si tratta della prima volta che l’Ipc dichiara lo stato di carestia in queste aree dall’inizio del conflitto.
Secondo il rapporto, la guerra tra le Rsf e l’esercito sudanese, iniziata due anni e mezzo fa, ha provocato una diffusione capillare della fame e della malnutrizione, insieme a violenze su base etnica e massicci sfollamenti. Durante i 18 mesi di assedio di El Fasher, i rifornimenti alimentari sono stati interrotti, costringendo i civili a nutrirsi con mangimi per animali o, in alcuni casi, con pelli di bestiame. Alcune mense comunitarie sarebbero state colpite da attacchi con droni.
Le conseguenze sono drammatiche. Secondo Medici senza frontiere, tutti i bambini fuggiti da El Fasher verso la vicina Tawila presentano segni di malnutrizione, mentre molti adulti arrivano in condizioni di estrema debolezza. La procura della Corte penale internazionale ha intanto avviato la raccolta di prove su presunti massacri e stupri di massa seguiti alla caduta della città.
Il rapporto dell’Ipc, basato sui dati di settembre 2025, segnala anche un rischio di carestia per le località di Tawila, Mellit e Tawisha, dove si sono rifugiati migliaia di sfollati da El Fasher. Complessivamente, 21,2 milioni di sudanesi – pari al 45% della popolazione – si trovano in condizioni di insicurezza alimentare acuta.
Nel Kordofan meridionale, Kadugli è sotto assedio dalle forze dell’Splm-N alleate delle Rsf, e la fame si è ormai diffusa in gran parte della regione, divenuta uno dei principali fronti del conflitto. Un funzionario della Mezzaluna rossa ha riferito che tre volontari, ripresi in un video mentre venivano picchiati in una città del Kordofan settentrionale, sono stati poi uccisi.


