Quasi la metà degli 8.000 pazienti sudanesi in dialisi registrati prima dello scoppio del conflitto è morta nei primi 12 mesi di guerra a causa dell’interruzione dei trattamenti salvavita e della carenza di farmaci. Lo ha dichiarato al Sudan Tribune Nizar Zulfu, direttore del Centro nazionale per le malattie e la chirurgia renali.
Secondo Zulfu, 3.800 pazienti – pari al 50% – sono deceduti tra aprile 2023 e aprile 2024, in seguito alla chiusura di numerose cliniche, allo sfollamento di massa e alle gravi difficoltà nell’approvvigionamento di medicinali essenziali. Il Paese conta attualmente 5.720 pazienti in dialisi, mentre altri 280 sono riusciti a lasciare il Sudan per ricevere cure all’estero. Tra i pazienti trapiantati, il tasso di mortalità ha raggiunto il 13 per cento.
Zulfu ha riferito che gli Stati di Khartoum e del Mar Rosso affrontano gravi carenze di farmaci antirigetto, con parte delle forniture che finisce sul mercato nero. Per contrastare le duplicazioni delle prescrizioni è stato attivato un nuovo registro elettronico centralizzato.
Il direttore ha pertanto sollecitato il governo a proteggere il budget destinato ai farmaci renali, sostenendo che i ritardi nelle forniture derivano dal fatto che la Medical Supplies Authority gestisce simultaneamente numerosi programmi.
Il National Fund for Medical Supplies, responsabile della distribuzione dei medicinali per i trapianti in dieci Stati, ha dichiarato che le scorte della maggior parte dei prodotti si sono stabilizzate nel biennio 2024-2025, anche se due farmaci hanno subito ritardi il mese scorso. Una nuova spedizione è però arrivata e sarà distribuita immediatamente.
Il Centro avvierà questa settimana una campagna nazionale di registrazione dei pazienti, con prime tappe a Kassala, Gedaref e Sinnar. A gennaio aprirà inoltre una nuova farmacia a Kaffouri, che offrirà test gratuiti dei livelli ematici per i pazienti trapiantati.



