Sud Sudan nella morsa della fame

di Enrico Casale
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sud sudanLa guerra civile scoppiata in Sud Sudan nel 2013 sta causando, oltre a gravi atrocità e crimini di guerra, anche una gravissima carenza di cibo. Lo ha reso noto ieri l’Organizzazione mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao).
Secondo la Fao si sono raggiunti livelli «allarmanti di fame, malnutrizione e di livelli catastrofici di insicurezza alimentare sono segnalati nelle zone del Paese più colpite dalla violenza». Se ciò non bastasse, la Fao prevede che la situazione non migliori nei prossimi mesi considerato che i «prodotti alimentari si esauriscono rapidamente».

Gli Stati più toccati sono quello di Unity e quello di Upper Nile, ma la malnutrizione si sta diffondendo un po’ ovunque nel Paese. «L’insicurezza alimentare – prosegue la nota della Fao – tocca, ormai, zone considerate relativamente stabili, mettendo in evidenza l’impatto globale del conflitto in tutto il Paese. L’intensificazione dei combattimenti [nonostante il Presidente Salva Kiir e il suo rivale Riek Machar abbiano raggiunto un’intesa di pace nel 2015] mette la prossima stagione agricola a rischio e tutto ciò potrà avere un impatto negativo sulla sicurezza alimentare nell’insieme del Sud Sudan».

A ciò si aggiunge il fatto che i prezzi del cibo sono diventati esorbitanti a causa dell’enorme svalutazione della moneta locale, la sterlina sudanese, rispetto al dollaro. «La situazione nel Paese – ha dichiarato a Radio Vaticana padre Daniele Moschetti, superiore provinciale dei Comboniani del Sud Sudan – è ormai catastrofica, l’economia è al collasso totale in tutto il Paese. C’è in atto una svalutazione della sterlina rispetto al dollaro, che ora vale sei volte di più. Molte imprese hanno chiuso, molti investitori stranieri se ne sono andati. Tutto questo sta veramente creando una situazione difficilissima in tutto il Paese. E logicamente molto di più in queste zone, dove c’è ancora un accanimento tra i due gruppi, tra i due leader. Le organizzazioni umanitarie fanno fatica a entrare dentro e a portare gli aiuti umanitari. Sono a rischio 4-5 milioni di persone e il numero sta crescendo in questo senso».

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