Sierra Leone: Amnesty chiede giustizia per le vittime delle proteste di Freetown

di claudia
polizia nigeriana

E’ stato riscontrato un uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza della Sierra Leone per reprimere le proteste che sono diventate violente a Freetown, Makeni e Kamakwie nell’agosto 2022, in cui sono stati uccisi sei agenti di polizia e più di 20 manifestanti e passanti, tra cui almeno due donne. A riportare l’attenzione sui fatti dello scorso agosto è Amnesty International che ha raccolto testimonianze sui fatti in questione. L’organizzazione ricorda inoltre che ci sono voluti più di due mesi perché lo Stato rilasciasse i corpi dei non poliziotti per la loro sepoltura.

I delegati di Amnesty International hanno condotto interviste con testimoni, familiari delle vittime, funzionari governativi, membri della polizia e organizzazioni della società civile a Freetown e Makeni nel dicembre 2022.

“Anche di fronte a manifestanti violenti, le forze dell’ordine dovrebbero ricorrere all’uso della forza solo quando hanno esaurito tutti gli altri mezzi pacifici per raggiungere i loro obiettivi. L’uso della forza deve essere proporzionato alla situazione che devono affrontare”, ha precisato l’organizzazione di difesa dei diritti umani. Inoltre, Amnesty International chiede alla Commissione speciale istituita per indagare sugli eventi di farlo in modo “rapido e imparziale”.

Il 10 agosto 2022 e nei giorni successivi, le forze di sicurezza avrebbero ucciso e ferito manifestanti e passanti durante le manifestazioni a Freetown, Makeni e Kamakwie. Un uomo che ha assistito agli eventi a Freetown ha raccontato ad Amnesty International come ha scoperto il corpo di sua sorella: “La polizia ha iniziato a sparare a caso sulla folla. Io ero in piedi, sono corso a casa mia […] Verso le 10 del mattino mia sorella minore, che vive con quella che è morta, è accorsa e mi ha detto che nostra sorella era stata uccisa […] Il primo colpo era al braccio sinistro. Il secondo vicino alla clavicola […] Sanguinava molto dal collo. C’era sangue dappertutto”. Ha spiegato che sua sorella non faceva parte della protesta e si trovava a casa sua quando le hanno sparato.

Amnesty International ha raccolto anche la testimonianza del padre di una donna di 22 anni che non partecipava alla protesta e che tuttavia sarebbe stata colpita dalle forze di sicurezza. Ha ricordato che: “Mia figlia non faceva parte della protesta. Era andata a vendere foglie di verdura”.

Un membro del personale di un ospedale di Makeni ha assistito il 10 e l’11 agosto a un totale di 11 persone gravemente ferite, tra cui due uomini con ferite da arma da fuoco alla schiena, una ragazza di 16 anni colpita nella zona pelvica e un uomo con una ferita da arma da fuoco vicino all’occhio sinistro.

Un manifestante di Makeni ha raccontato ad Amnesty International le violenze subite e ciò a cui ha assistito il giorno delle manifestazioni. “Sono stato arrestato dai [militari] e consegnato alla polizia. Hanno usato il calcio delle loro pistole, le cinture e i caschi protettivi e hanno iniziato a colpirmi su tutto il corpo ….”.

Il giorno delle proteste, a partire dalle 15.00, le autorità hanno imposto il coprifuoco in tutto il Paese. Un giovane di Makeni ha raccontato ad Amnesty International di non essere a conoscenza del coprifuoco e di essere stato colpito dalla polizia mentre era con i suoi amici: “Eravamo seduti a discutere come amici. Non è passato molto tempo prima che arrivasse una pattuglia della polizia… Gridavano. Non ci hanno detto nulla. Abbiamo iniziato a scappare – mi hanno sparato al braccio destro”.

Pochi giorni dopo le proteste, un uomo è stato ucciso a Makeni durante un raid delle forze di sicurezza per arrestare i partecipanti alla protesta del 10 agosto. Secondo la polizia, è stato ucciso durante il fuoco incrociato. Il fratello ha raccontato ad Amnesty International di aver visitato l’ospedale dove era custodito il corpo del fratello e di aver avuto conferma dalla dichiarazione del patologo che era stato colpito alle spalle: “Ho chiesto il rapporto, ma lui [il patologo] mi ha detto che non aveva il mandato di fornire il rapporto, che era stato inviato al Ministero degli Affari Interni. […] Se si fosse trattato di un fuoco incrociato, gli avrebbero sparato da davanti, non da dietro”.

Il 24 agosto 2022, il governo ha istituito una commissione speciale per indagare sugli eventi relativi alle manifestazioni, ma non ha ancora condiviso i risultati delle sue indagini. Parallelamente, secondo l’Ispettore generale di polizia, sono stati effettuati arresti per l’uccisione di un agente di polizia a Freetown e di un altro agente a Makeni e in relazione a casi di incendio doloso a Kamakwie. Tuttavia, non è stata avviata alcuna indagine ufficiale della polizia sulle uccisioni di manifestanti e passanti.

Amnesty International chiede quindi alle autorità della Sierra Leone e alla Commissione speciale di “condurre un’indagine indipendente, imparziale e approfondita non solo sulle uccisioni di agenti di polizia, ma anche sull’uso della forza da parte delle forze dell’ordine, durante e dopo le manifestazioni di protesta”.

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