Shady Habash, l’ultima giovane vittima delle carceri egiziane

di Marco Trovato

Un’altra giovane vittima innocente, un’altra morte sospetta nelle carceri egiziane. Un fotografo e regista egiziano di 24 anni, autore del video di una canzone fortemente critica in tono sarcastico verso il presidente, Abdel Fattah al-Sisi, è morto nella giornata di ieri in una prigione del Cairo. Lo ha annunciato il suo avvocato.

Shadi Habash è morto nella prigione di Tora, ha riferito Ahmed al-Khawaga che non è stato in grado di fornire le cause della morte. “La sua salute era peggiorata da diversi giorni. È stato ricoverato in ospedale e poi è tornato in prigione la scorsa notte, quando è morto”, ha detto il legale, senza fornire ulteriori dettagli.

Shadi Habash era stato arrestato nel marzo 2018 con l’accusa di “diffusione di notizie false” e “appartenenza a un’organizzazione illegale”, secondo la procura, ma mai processato. Aveva realizzato il videoclip della canzone “Balaha”, di Rami Issam, un cantante rock che si era fatto un nome durante la rivolta popolare del gennaio-febbraio 2011 contro l’allora presidente Hosni Mubarak e fuggito in esilio in Svezia.

Un tempo censurato in Egitto, il filmato è stato visto più di 5 milioni di volte su YouTube. Secondo la Rete araba per i diritti umani e l’informazione (ANHRI), Habash è morto per “negligenza e mancanza di giustizia”. Il giovane regista non è mai stato processato. Nessun commento al momento del governo egiziano. In una lettera pubblicata lo scorso ottobre dai suoi colleghi, Habash aveva scritto: “Ho bisogno del vostro sostegno per scampare alla morte. Negli ultimi due anni ho cercato di resistere essere la stessa persona che conoscete una volta uscito dal carcere, ma non posso più farlo”.

Il mistero attorno alla tragica morte di questo giovane fa tornare alla memoria l’oscura fine di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto, in ciscostanze non ancora chiarite, dopo essere stato rapito il 25 gennaio 2016: il suo corpo fu ritrovato senza vita dopo una settimana nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. La vicenda inoltre getta nuova inquetudine sul futuro di Patrick Zaki, il giovane studente egiziano che fino al gennaio scorso ha frequentato un corso Erasmus all’università di Bologna, arrestato in Egitto a causa di alcuni post pubblicati su Facebook nel settembre scorso a proposito delle proteste contro al-Sisi in tutto il Paese.

 

Condividi

Altre letture correlate:

I commenti sono chiusi