Rd Congo, inizia la storica visita del re belga Filippo nel Paese

di claudia
re del belgio

di Andrea Spinelli Barrile

Oggi all’aeroporto di Kinshasa, in Repubblica democratica del Congo (Rdc), per la prima volta dalla fine del periodo coloniale il re del Belgio, Filippo, atterrerà con sua moglie per una visita ufficiale nel Paese africano, che durerà fino al 13 giugno. La visita, storica sia per i belgi sia per i congolesi, è stata rinviata diverse volte, soprattutto per ragioni legate alla pandemia di Covid, e nasce da un’invito ufficiale del presidente congolese Felix Tshisekedi.

Ricevendo re Filippo, Kinshasa spera che il Belgio faccia un passo verso il riconoscimento dei crimini coloniali del passato: nel 2020 il re dei belgi aveva espresso per la prima volta “profondo rammarico per le ferite” del passato e per “gli atti di violenza e crudeltà” commessi in Congo dai belgi durante il periodo della colonizzazione. Re Filippo sarà accompagnato, nel suo viaggio, anche dal ministro belga incaricato della restituzione del patrimonio artistico e culturale congolese: lo scorso febbraio, il governo di Bruxelles ha inviato alla Repubblica democratica del Congo un inventario delle opere d’arte che probabilmente le saranno restituite a breve. Si tratta di quasi 40.000 oggetti (statuette, feticci, armi da taglio, canoe, ecc.) che potrebbero tornare in Congo a seconda dell’andamento delle indagini sulla loro provenienza e delle condizioni in cui sono stati acquisiti dal Belgio.

Inoltre, c’è un altro fatto storico a fare da corollario alla visita di re Filippo: la sua visita precederà di pochi giorni la restituzione delle reliquie (un dente) di Patrice Lumumba, detenute dal Belgio. Il leader ed eroe dell’indipendenza congolese è stato ucciso il 17 gennaio 1961 nel Katanga, probabilmente da militari belgi. La sua morte è stata, a lungo, al centro delle discussioni tra Congo e Belgio per il rimpatrio delle sue spoglie. Il corpo di Lumumba, sciolto nell’acido dopo il suo assassinio, non è mai mai ritrovato. Questa restituzione avrebbe dovuto aver luogo nel giugno 2021, ma è stata rinviata a causa della pandemia: il dente dovrebbe essere restituito alla famiglia Lumumba il 20 giugno a Bruxelles.

Re Leopoldo del Belgio

La visita si tiene due settimane prima delle celebrazioni per il 62esimo anniversario della Repubblica democratica del Congo e ha un alto valore simbolico e politico, un’opportunità per la Rdc di fare i conti con il proprio sanguinoso e doloroso passato e per il Belgio di esorcizzare i demoni di una colonizzazione difficile da accettare, da analizzare e da studiare. Il Congo di re Leopoldo I infatti è stata una delle realtà coloniali più sanguinose e drammatiche della storia: il re belga, alla fine dell’Ottocento, era proprietario unico di quello che, all’epoca, era il territorio coloniale africano più vasto, l’unico, tra l’altro, a essere una proprietà privata di un singolo individuo. Al termine della Conferenza di Berlino del 1885, in cui le potenze europee (Italia, seppur in ritardo, compresa) si spartirono con riga e squadra le loro colonie africane.

Re Leopoldo del Belgio ereditò a titolo personale il territorio del Congo, dove installò un crudele sistema di sfruttamento delle risorse, naturali e umane: nasceva lo Stato indipendente del Congo, un territorio in cui esploratori, cacciatori, avventurieri e genocidari operavano direttamente per conto del re belga in un sistema di violenza e crudeltà il cui emblema era la raccolta della gomma, con tutto il suo corollario di bestialità e sfruttamento. In un occidente nel pieno della rivoluzione industriale, dove la domanda mondiale di pneumatici e parti in gomma cresceva a dismisura, gli schiavi congolesi che non producevano gomma a sufficienza venivano puniti duramente, alcuni fino alla morte o alla mutilazione, senza distinzione tra adulti e bambini.

Il clamore che quelle condizioni di lavoro e sfruttamento suscitò nell’Europa dell’epoca spinse re Leopoldo a cedere il Congo alla corona belga, che dal 1908 lo ha gestito ufficialmente come una colonia e non più come il giardino privato del re.

Il Belgio non è mai riuscito a fare pienamente i conti con questa terribile storia recente: il razzismo, la violenza e le discriminazioni che il primo capo di stato congolese, Patrice Lumumba, denunciò alla storia durante la proclamazione dell’indipendenza, il 30 giugno 1960, sono oggi ancora un tabù in Congo, dove il ricordo di re Leopoldo adorna ancora piazze e strade. Leopoldo, da molti belgi, è ancora oggi considerato “un liberatore” del Congo, strappato dalle mani degli schiavisti di Zanzibar. Perennemente contestata, la figura del re Leopoldo, i cui crimini in Congo sono talvolta posti sulla stessa scala di quelli perpetrati da Hitler contro ebrei e zingari, non è mai stata ufficialmente messa in discussione dalle autorità belghe.

Nella primavera del 2020, sulla scia del movimento statunitense Black Lives Matter attivisti della diaspora congolese, e non solo, hanno attaccato la statua equestre e il busto del monarca belga a Bruxelles, coprendoli con vernice rossa. 

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