Racconto di quasi Epifania

di Stefania Ragusa

Da Roma, una storia vera o forse solo verosimile, ma che in ogni caso ci chiama a pensare. Personaggi: un autobus, un uomo bianco, un uomo nero e uno sciame di “fasci” in azione. Il Trullo, per chi non lo sapesse, è una borgata romana.

Il testo è di Claudio Gatti (in arte Cacioman). La voce narrante di Daniela Margherita. Buona visione e buon ascolto!

«Dice che quando è salito sul 170, già abbastanza pieno, è salito con lui pure un nero, un nero qualsiasi, e lui come riflesso condizionato quando sale sui mezzi s’è controllato il portafogli in tasca. Dice che allora il nero se n’è accorto e c’è rimasto di cacca e gli ha attaccato un pippacchione che non è così che si fa, che non è che perché lui è straniero uno si controlla il portafogli, eccetera eccetera. Dice che lui ha balbettato qualche giustificazione: ma, no, guarda…, non è come pensi…, cioè in un certo senso sì ma l’ho fatto senza malizia…. Dice che il nero stava pure ad abbozza’ ma il problema è che erano saliti pure dei fasci, di quelli tutti rasati e tatuati. Dice che quelli come hanno visto il nero che cazziava il bianco so’ partiti de capoccia: tornatene a casa tua, qua non te ce volemo, io ve metterebbe tutti ne le cammere a gas e tutto il repertorio loro. Allora lui s’è sentito in dovere di difendere il nero, mantenendo un certo stile però: ma come ti permetti, questo è amico mio, ma perché non ve fate un pacco de cazzi vostri (lo stile non ha retto più di tanto). Capirai!.. i fasci hanno lasciato perde il nero e hanno attaccato con lui. Sulle prime lui ha provato a fare pippa: prima guardandosi intorno poi provando a parlare col nero che essendo pure del Trullo se stava già a imbrutti’ (‘sto matto). Dice al nero oh, parliamo della Roma e non ha beccato l’unico soggetto del Trullo che non guarda il calcio?! allora però è vero che siete voi che non volete integravve!..
Dice che non si sa come ma ha funzionato: alla fermata successiva sono scesi insieme col nero, senza guardarsi indietro e quando dopo un paio di metri si sono lentamente girati, tipo poker, i fasci non c’erano più. Come nelle fiabe. Erano rimasti sul bus. E quindi col nero se s’ho fatti un bel sospirone liberatorio perché a quel punto anche quello del Trullo, pur essendo del Trullo, aveva smaltito parecchio».

Cacioman

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