Premio “La Donna dell’Anno”: due finaliste africane

di Enrico Casale
donne sudsudanesi

Due donne africane (e una italiana) sono le tre finaliste del Premio internazionale “La Donna dell’Anno”. Il premio, che ha raggiunto la 29ª edizione, è promosso dal Consiglio regionale della Valle d’Aosta con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e della Presidenza del Consiglio dei Ministri  Dipartimento per le Pari Opportunità, in collaborazione con il Soroptimist International Club Valle d’Aosta, con il brand Donna Moderna in qualità di media partner e con il contributo della Fondazione Crt.

Quest’anno il tema centrale era la Resilienza, intesa come la capacità positiva di andare avanti, nonostante la crisi, e ricostruire un nuovo percorso di vita. Cacilda Massango, mozambicana, e Aminetou Ely Mint El-Mokhtar, mauritana, insieme all’italiana Francesca Faedi, secondo la giuria hanno rappresentato appieno questa caratteristica. Un riconoscimento al ruolo fondamentale per la crescita economica e sociale dell’Africa, nella quale la componente femminile rappresenta una parte sempre più viva e attiva.

Cecilia Cacilda Massango, dopo avere scoperto di aver contratto l’Hiv, è diventata attivista di «Eu Dream», movimento in difesa del diritto alla salute e all’accesso gratuito alla terapia per i malati di aids. Grazie alla sua intraprendenza, è riuscita ad aiutare centinaia di donne affette dal virus (che in Mozambico colpisce 1.800.000 persone, delle quali solo il 50% ha accesso ai farmaci), aiutandole a ritrovare un loro ruolo centrale nella famiglia e nella società, e ha promosso il diritto alle cure per i loro bambini, spesso dimenticati. Nonostante gli impegni della famiglia (è madre di una bambina anch’essa malata) e della sua attività, ha poi ripreso gli studi e acquisito competenze tecnico-scientifiche anche di alto livello. In questo modo è riuscita a a diffondere una nuova cultura di valorizzazione e di crescita della donna in un contesto spesso difficile.

Aminetou-Mint-El-Moctar-WLP copyAminetou Ely Mint El-Mokhtar, mauritana, è stata costretta a sposarsi a soli 13 anni. Nonostante le drammatiche condizioni sociali che ha vissuto nel suo Paese, ha portato avanti con determinazione la lotta per i diritti e ha fondato in Mauritania l’Associazione delle Donne Capo-Famiglia (Afcf), che combatte contro le violenze domestiche e sessuali, il lavoro domestico delle minorenni, la schiavitù, il razzismo, l’esclusione, la tratta e il matrimonio precoce, la povertà. Afcf assiste legalmente donne vittime di violenze e opera per l’alfabetizzazione, reinserendo le donne a scuola. Altro obiettivo di Aminetou è l’accesso delle donne al livello decisionale del suo Paese.

Insieme a loro è arrivata in finale l’italiana Francesca Faedi, astrofisica marchigiana che si è dedicata in particolare alla ricerca e allo studio di pianeti extrasolari.

«In vent’anni di Premio – dichiara il presidente del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, Emily Rini – abbiamo conosciuto moltissime donne che, grazie al loro impegno quotidiano, alla loro forza di volontà, alla loro profonda umanità, contribuiscono a rendere il mondo un posto migliore. Con questo Premio, l’Assemblea legislativa valdostana vuole affiancarsi al loro lavoro, perché per noi la solidarietà non è solo un sentimento, è un dovere».

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