Parole oltre le frontiere

di Stefania Ragusa

Azzurra ha 22 anni ed è nata in Nigeria. E’ albina, e da quelle parti l’albinismo è spesso intepretato come una maledizione. Con queste premesse non è difficile immaginare quanto sia stata dura la sua adolescenza. Azzurra ha sperimentato molto presto e sulla sua pelle (mai espressione fu più appropriata)  il significato di  parole come odio, discriminazione, violenza e bullismo. Nel 2016, però, è arrivata in Italia, e qui ha iniziato una nuova vita, con nuovi sogni e nuove ambizioni.

La sua storia ha vinto il premio nella categoria “Donne” del concorso DiMMi – Diari Multimediali Migranti (nella foto vedete lei e gli altri vincitori durante la cerimonia di premiazione) ed è parte di Parole oltre le frontiere l’antologia, edita da Terre di Mezzo, che raccoglie i diari dei dieci finalisti di questo concorso, arrivato già alla terza edizione. Facciamo un passo indietro per capire meglio di cosa si tratta.

DiMMi nasce nel 2012, con l’idea di dar voce alle storie dei migranti, e proporre così una narrazione diversa del fenomeno migratorio, una narrazione che prenda le mosse dalle storie e la vita dei protagonisti.
Il progetto è sostenuto dalla Regione Toscana e la sua realizzazione è stata resa possibile dalla collaborazione di associazioni e istituzioni. Nel comitato scientifico troviamo:  Archivio delle memorie migranti, la fondazione Archivio diaristico nazionale, l’Arci,  il Centro di ricerca sull’emigrazione – Museo dell’Emigrante di San Marino, Comitato 3 Ottobre, Comune di Pontassieve, Oxfam Italia, Un ponte per…

Il concorso è rivolto a cittadini di origine o provenienza straniera, suddivisi in tre categorie: uomini, donne e giovani. Gli obiettivi sono:

“promuovere il dialogo tra cittadini di diverse origini attraverso la narrazione delle loro esperienze di vita”;  “promuovere e rafforzare un fondo di raccolta e archiviazione dei diari di immigrati di prima e seconda generazione”;  “promuovere la costruzione di una memoria collettiva che tenga conto delle diverse provenienze dei cittadini e delle cittadine”.

Soffermiamoci per un istante su questo terzo obiettivo: a ben vedere si tratta di porre le premesse per comprendere e raccontare meglio l’Italia del futuro. Piaccia o meno, siamo già un paese multiculturale e sconteremo ogni giorno di ritardo nel riconoscere questo dato di fatto.
Le storie raccolte in questi anni possono sembrare tante (se ne contano circa centotrenta, tutte conservate presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano), ma se rapportate ai numeri reali della trasformazione sociale e culturale che interessa il paese sono ancora incredibilmente poche. D’altra parte raccontare, per iscritto poi, non è facile. Richiede tempo, fiducia, strumenti e soprattutto una visione del futuro.

Le storie che abbiamo potuto leggere sono  narrazioni di vita autentiche, senza artifici letterari, racconti inediti e autobiografiche rispettano la forma originaria del testo; caratteristiche queste comuni a tutti i diari presenti all’Archivio di Pieve Santo Stefano, che dal suo avvio, nel 1984, si occupa di preservare e rendere attiva la memoria. 

Se siete alla ricerca di un regalo di Natale e non solo di Natale o se avete semplicemente voglia di conoscere e capire meglio il mondo in siete, questo piccolo prezioso volume è per voi.

Amalia Chiovaro

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