Nigeria, dopo trent’anni concessa la grazia postuma a Ken Saro-Wiwa, scrittore e attivista

di claudia
Ken Saro-Wiwa

di Andrea Spinelli Barrile

Il presidente nigeriano Tinubu ha concesso la grazia postuma a Ken Saro-Wiwa e ad altri otto attivisti Ogoni giustiziati nel 1995, suscitando reazioni contrastanti. Attivisti e familiari chiedono ora la piena assoluzione e la fine dell’impunità per i crimini ambientali nel Delta del Niger.

Il presidente nigeriano Bola Tinubu ha annunciato la grazia per Ken Saro-Wiwa e altri otto attivisti politici del popolo Ogoni, tutti giustiziati 30 anni fa durante la dittatura militare.

La scorsa settimana, il presidente nigeriano, parlando davanti all’Assemblea nazionale, ha annunciato l’intenzione di concedere la grazia presidenziale postuma a nove attivisti Ogoni, tra cui il notissimo scrittore e attivista ambientalista Ken Saro-Wiwa, impiccati nel 1995 dopo un processo sommario in un tribunale militare per via delle loro proteste e del loro attivismo contro l’inquinamento provocato da Shell nel Delta del Niger, regione ricca di petrolio in cui vive il gruppo etnico Ogoni.

Quelle esecuzioni scatenarono la condanna internazionale contro l’allora giunta militare nigeriana di Sani Abacha e continuano ancora oggi a essere una questione altamente controversa nella storia del Paese. “Non si può perdonare qualcuno che non ha commesso alcun reato; chiediamo la totale assoluzione”, ha detto alla stampa nigeriana Celestine Akpobari, coordinatrice dell’Ogoni Solidarity Forum, in aperta polemica con la decisione presidenziale di graziare gli attivisti giustiziati decenni fa. “Dire ‘perdono’, penso sia un insulto. Se c’è un gruppo che ha bisogno di perdono, è proprio il governo nigeriano, che ha commesso così tanti crimini contro il popolo Ogoni”.

Il portavoce di Tinubu ha respinto tali critiche. “Il presidente ha fatto ciò che è normale. Possono presentare una richiesta di esonero e il presidente se ne occuperà”, ha dichiarato Bayo Onanuga all’agenzia Reuters, in risposta all’organizzazione. Diversa invece la posizione della famiglia di Ken Saro-Wiwa: secondo una dichiarazione firmata da Noo Saro-Wiwa, scrittrice britannico-nigeriana e figlia del defunto attivista, diffusa ai media nigeriani, “vogliamo credere che il conferimento di queste onorificenze nazionali simboleggi l’innocenza di questi eroi e rafforzi ulteriormente la visione globale secondo cui la sentenza emessa quasi 30 anni fa era errata e la loro esecuzione considerata un omicidio giudiziario”. Nella sua dichiarazione, in cui ringrazia anche il presidente Tinubu “per aver fatto la cosa giusta”, Noo Saro-Wiwa ha reiterato le accuse contro Shell, che ha causato “devastazioni ambientali” con le sue attività nel Delta del Niger, chiedendo anche al presidente “una revisione del procedimento giudiziario che ha portato a questa sentenza errata, che ha causato una perdita così colossale alla nostra famiglia, al popolo Ogoni e ai nigeriani”.

Ken-Saro-Wiwa

Nnimmo Bassey, noto ambientalista nigeriano e direttore della fondazione Health of Mother Earth, è invece di parere diverso: “Ken Saro-Wiwa e gli altri meritano di essere onorati, ma in un momento in cui il governo è disperato e vuole aumentare la produzione di petrolio, mentre l’inquinamento continua incessantemente, la decisione è inopportuna”, ha dichiarato al quotidiano Premium Times. La grazia presidenziale, ha detto Bassey, non basta perché Ken Saro-Wiwa e gli altri otto attivisti sono innocenti e andrebbero quindi scagionati: “Una semplice grazia in questo momento sembra mirare alla riapertura dei pozzi petroliferi nell’Ogoniland, un passo che significherebbe ballare sulle tombe dei leader assassinati. L’assoluzione è l’azione politica che chiediamo al governo per porre fine al genocidio ambientale e agli altri crimini commessi contro il popolo Ogoni”.

La Shell, che ha interrotto le trivellazioni petrolifere nella zona nei primi anni Novanta e in seguito ha venduto i suoi beni nella regione, ha negato qualsiasi responsabilità o illecito. Nel marzo 2022, un tribunale olandese ha respinto una causa contro la multinazionale petrolifera, intentata da quattro vedove degli attivisti giustiziati dal governo nigeriano nel 1995, tra cui proprio la vedova Saro-Wiwa: la corte olandese ha stabilito che non c’erano prove sufficienti per supportare l’affermazione delle vedove secondo cui Shell fosse coinvolta nella corruzione di testimoni legati al caso. Tuttavia, nel 2019, un tribunale danese aveva riconosciuto alle vedove una prima vittoria nella loro lunga battaglia, consentendo al processo di continuare ma avvisando i ricorrenti che dovevano provare la responsabilità di Shell. Da 30 anni, i parenti dei nove Ogoni assassinati cercano di mettere Shell di fronte alle proprie responsabilità nei tribunali stranieri, dopo aver esaurito ogni possibilità legale in Nigeria. La compagnia anglo-olandese è stata accusata di aver prodotto documenti falsi e corrotto testimoni per risultare estranea ai fatti, e ha anche pagato 15,5 milioni di dollari a un gruppo di famiglie di attivisti, inclusa la famiglia di Saro-Wiwa, con un accordo siglato nel 2009 in cui tuttavia ha negato ogni responsabilità o illecito.

Oggi, l’amministrazione Tinubu sta facendo sforzi importanti per riprendere le trivellazioni petrolifere nell’Ogoniland, sforzi che tuttavia hanno suscitato nuove critiche da parte degli attivisti ambientalisti. Alagao Morris, vicedirettore esecutivo dell’Environmental Defenders Network, un gruppo ambientalista del Delta del Niger, ha dichiarato ai media nigeriani che la grazia ai nove Ogoni sembra essere un tentativo di placare il popolo Ogoni di fronte alla continua devastazione ambientale della regione. “L’inquinamento che dovrebbe essere affrontato non è stato affrontato”, ha detto Morris, sottolineando che la questione delle trivellazioni petrolifere dovrebbe essere decisa dal popolo Ogoni e che la completa assoluzione di Saro-Wiwa e degli altri attivisti giustiziati sarebbe dovuta avvenire molto tempo fa.

La Nigeria, il Paese più popoloso dell’Africa, dipende dal petrolio per oltre il 90% dei proventi delle esportazioni e per circa due terzi delle entrate governative.

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