Mali al voto, ma il Paese è nel caos

di AFRICA

Oggi urne aperte in Mali per rinnovare l’Assemblea Nazionale. Mai come in una situazione come questa la politica rischia di passare in secondo piano, per lasciare spazio alle gravissime crisi e contraddizioni che stanno sconvolgendo il Paese dell’Africa Occidentale.

L’instabilità

Sono molte centinaia le vittime civili registrate negli ultimi mesi in Mali a causa delle violenze che riguardano in modo più o meno esteso tutte le regioni del Paese. Se ci sono ampi spazi di territorio, come le regioni di Mopti, Timbuktu e Gao, completamente fuori dal controllo del governo e della giustizia, in realtà possiamo dire che nessun posto in Mali è sicuro. A nord, in prossimità del deserto del Sahara, alcuni gruppi di etnia touareg non hanno mai abbandonato le velleità indipendentiste e compiono ancora, seppur meno di un tempo, atti di terrorismo nei confronti di militari governativi. C’è una violenta faida tra gruppi etnici, soprattutto per il controllo dei punti d’acqua come fiumi e oasi. Dato che il governo quasi mai riesce a garantire la sicurezza delle persone, si sono organizzate milizie armate dogon (etnia dedita storicamente all’agricoltura) e fulani (etnia che si occupa di pastorizia) in eterna lotta tra di loro, con consueti attacchi e distruzioni di villaggi. Infine, il mai sopito terrorismo islamico ha gioco facile nell’aumentare l’instabilità già grave del Paese, anche grazie alla grande disponibilità di giovani disoccupati disposti ad arruolarsi. Ormai da qualche anno una massiccia missione ONU (MINUSMA) cerca di aiutare il governo di Bamako a far fronte alle violenze, con più di 13 mila soldati che vanno ad aggiungersi ai 4700 francesi della missione Barkhane che riguarda tutta la zona del Sahel.

La pandemia di Covid-19

Sebbene tutto il mondo sia sconvolto dalla pandemia di coronavirus, il presidente Ibrahim Boubakar Keita non ha voluto assolutamente posticipare le elezioni che già avrebbero dovuto tenersi nel 2018. A oggi sono undici i casi accertati di Covid-19 in Mali, mentre i confinanti Senegal e Burkina Faso hanno già chiuso le frontiere e vietato gli assembramenti, dato che in entrambi gli Stati si è superato il centinaio di casi. Opposizioni e organizzazioni della società civile hanno chiesto a gran voce l’annullamento delle elezioni senza tuttavia ottenere nulla. C’è il rischio, in una situazione di emergenza e di giusta preoccupazione, che l’affluenza sia addirittura più bassa del solito. Generalmente le elezioni legislative non portano le grandi folle a votare, dato che, come ha spiegato a Deutche Welle Moussa Mara, ex Primo Ministro tra 2014 e 2015, «le persone stanno cercando di sopravvivere: portare a casa il pane è la loro principale preoccupazione». Nel 2013, alle ultime elezioni per l’Assemblea Nazionale, l’affluenza è stata appena del 38,6% e c’è il rischio che stavolta scenda ancora.

Il rapimento di Soumaila Cissé

A gettare benzina sul fuoco è arrivata in settimana la notizia del rapimento del principale leader del partito di opposizione Soumaila Cissé, capo del’Unione per la Repubblica e la Democrazia (URD). Non si sa molto su chi sia stato a compiere l’operazione di rapimento, e ancora nessun gruppo terroristico ha rivendicato né chiesto un riscatto. Quello che è certo, è che Cissé e undici funzionari del partito sono stati catturati vicino alla città di Niafunké, nella regione di Timbuktu, mentre stavano facendo campagna elettorale. Due uomini della scorta sono stati uccisi e altri due gravemente feriti. Dopo poche ore, cinque ostaggi sono stati rilasciati e hanno riferito che Cissé è tenuto vivo dai rapitori.

Le elezioni

Come dicevamo, quello che uscirà dalle urne passerà sicuramente in secondo piano, anche a causa della bassa affluenza che ci si aspetta, per tutti i motivi che abbiamo elencato. Sicuramente, il partito del Presidente Keita, il Raggruppamento per il Mali (RPM), deve difendere la maggioranza relativa di 66 seggi su 147 ottenuta alle elezioni del 2013. I partiti di opposizione cercheranno di insidiare, tra le mille difficoltà che abbiamo visto, questo primato, soprattutto il già citato URD (ora orfano del leader Cissé) e l’Alleanza per la Democrazia in Mali – Partito Panafricano per la Solidarietà e la Giustizia (ADEMA-PASJ). I seggi vengono assegnati per la maggior parte in collegi uninominali a doppio turno, con il secondo turno previsto per il 19 di aprile.

(Giovanni Pigatto)

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