Libia – Rientrate le salme degli italiani. I famigliari: lo Stato non ci ha tutelato

di Enrico Casale
Salvatore Failla e Fausto Piano

Sono tornate in Italia le salme di Salvatore Failla e Fausto Piano, i due tecnici italiani uccisi in Libia. Il C-130 dell’Aeronautica militare con le due bare a bordo è atterrato all’aeroporto militare di Ciampino a mezzanotte e 40 minuti. Ad accoglierle, i familiari dei due tecnici della Bonatti, accompagnati in aeroporto dopo la lunga attesa da lunedì in un albergo della capitale, e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Oggi, al policlinico Gemelli di Roma, i medici eseguiranno a loro volta gli accertamenti autoptici sul corpo di Failla e Piano dopo l’autopsia eseguita a Tripoli.

Il rimpatrio delle salme è avvenuto ad una settimana dalla morte, al termine di lunghe trattative con i libici e attraverso modalità definite “penose” dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Ma l’autopsia sui corpi è stata fatta a Tripoli e scatta l’ira dei familiari di Failla, che convocano una conferenza stampa per accusare lo Stato “che non ha tutelato Salvo. Lo hanno ucciso due volte”. La moglie Rosalba ha anche fatto ascoltare la voce del marito contenuta in una registrazione fatta sentire dai rapitori lo scorso 13 ottobre: “ho bisogno di aiuto. Parla con giornali e tv”, le parole dell’uomo. “Ma ci hanno detto di stare zitti e non rispondere più alle telefonate ed io ora mi sento in colpa”, dice Rosalba.

Ieri il ministro degli Esteri Gentiloni ha informato il Parlamento sulla vicenda dei quattro tecnici italiani rapiti in Libia. “L’Italia non vuole avventure inutili”, ha detto il ministro, assicurando che un eventuale intervento avverrà “solo con il via libera delle Camere”.
(10/03/2016 Fonte: Ansa)

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