Libia: Onu, migliaia di migranti in condizioni disumane

di Enrico Casale
migranti in Libia

Un numero crescente di migranti e di rifugiati che tentano di raggiungere l’Europa dalla Libia vengono intercettati o soccorsi dalle autorità marittime libiche e rinviati nel Paese nordafricano, dove sono rinchiusi in centri di detenzione sovraffollati. In queste strutture subiscono abusi, violenze, lavori forzati e sono private di tutto, cibo, acqua e luce solare, vivendo in condizioni “estremamente disumane”. Lo denuncia un rapporto pubblicato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), che riporta che alcuni migranti addirittura scompaiono nel nulla, il che solleva il concreto timore che siano prede di trafficanti di esseri umani.

Questi rischi, combinati con le temperature estreme di queste settimane, con una forte ondata di caldo in Libia che ha causato interruzioni di corrente in tutto il Paese, significano che più di 6.170 migranti e rifugiati attualmente nei centri di detenzione vivono in condizioni “estremamente disumane”.

Tra il 1 gennaio e il 30 giugno più di 14.700 migranti e rifugiati sono stati intercettati o soccorsi in mare dalla Guardia costiera libica e riportati in Libia, una cifra che in sei mesi ha già superato il totale di tutto il 2020. Nel solo giugno, più di 4500 persone sono state intercettate e altre centinaia sono morte in mare.

Il lento ritmo della ripresa della Libia da anni di conflitto e instabilità politica e gli effetti della pandemia sull’economia locale stanno influenzando anche la difficile situazione dei migranti in Libia: secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, la maggior parte dei migranti in Libia proviene da Egitto, Sudan, Niger, Ciad e Nigeria. In tutto, 53 nazionalità sono rappresentate tra i 600.000 migranti attualmente presenti in Libia. L’anno scorso, il maggior numero di migranti arrivati ​​in Italia via mare proveniva da Bangladesh, Tunisia e Costa d’Avorio.

“Le continue partenze dalla Libia evidenziano la necessità di un prevedibile meccanismo di salvataggio e sbarco lungo la rotta centro-mediterranea, con effetto immediato e nel pieno rispetto dei principi e degli standard internazionali sui diritti umani”, ha affermato l’Ocha.

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