Libia, le nuove leggi per il voto non sono ancora abbastanza secondo inviato Onu

di claudia

Le leggi elettorali su cui hanno trovato di recente un accordo i due organi legislativi della Libia non sono abbastanza per risolvere le questioni controverse e consentire le elezioni nel Paese, sebbene rappresentino “un importante passo avanti”. Queste le parole pronunciate ieri dall’inviato delle Nazioni Unite in Libia Abdoulaye Bathily durante un briefing al Consiglio di sicurezza in merito alle modifiche di legge proposte questo mese dall’Alto consiglio di Stato di Tripoli e dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk, nell’est.

Tra i problemi delle leggi proposte vi sono le controversie sull’eleggibilità dei candidati presidenziali e l’obbligo di creare un nuovo governo ad interim prima di qualsiasi votazione che potrebbero, a detta di Bathily, innescare nuovi disaccordi tra le fazioni opposte nel Paese. “Il successo delle elezioni richiede non solo un quadro giuridico, ma anche un accordo politico che garantisca il coinvolgimento e l’inclusione di tutte le principali parti interessate”, ha aggiunto Bathily. Il diplomatico ha detto che intensificherà i negoziati e convocherà le principali parti interessate per raggiungere un accordo finale sulle questioni più controverse, rendere attuabili le bozze di legge e consentire il successo delle elezioni.

I commenti di Bathily sono giunti poche ore dopo che il presidente del parlamento orientale Aguila Saleh ha affermato che le leggi proposte sono per lo più buone “e ci porteranno alle elezioni”. Saleh ha dichiarato che il Parlamento e l’Alto consiglio di Stato, “si assumeranno le loro responsabilità per formare un governo e una legge che porti alle elezioni”.

La Libia versa in una situazione di stallo politico dal dicembre 2021, quando le elezioni programmate sono state annullate a causa di controversie sulle regole, compreso il ruolo di un governo ad interim insediato a Tripoli con il favore dell’Onu. Da allora è in corso un braccio di ferro tra le fazioni che sostengono il governo ad interim e quelle, tra cui Saleh, che desiderano sostituirlo.

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