“L’ex bambino soldato ugandese è colpevole”

di Marco Trovato

La Corte penale internazionale (CPI), la più alta corte delle Nazioni Unite, ha processato un ex bambino soldato ugandese, diventato comandante di un gruppo ribelle, colpevole di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. “La sua colpevolezza è stata stabilita oltre ogni ragionevole dubbio”, ha detto il presidente del tribunale Bertram Schmitt, pronunciando il verdetto contro Dominic Ongwen, 45 anni, verso il quale pendevano 70 accuse, tra cui omicidio, stupro, schiavitù sessuale e la coscrizione di bambini soldato. Ongwen, soprannominato la “formica bianca”, è stato perseguito per il suo coinvolgimento in una serie di massacri compiuti negli anni 2000 dal Lord’s Resistance Army (LRA), poi guidato da Joseph Kony, che ha condotto una guerra brutale in Uganda e in tre altri paesi per stabilire uno stato basato sui dieci comandamenti della Bibbia.

Dominic Ongwen ha negato “in nome di Dio” le accuse contro di lui, e i suoi avvocati ne hanno chiesto l’assoluzione, sottolineando che lui stesso è stato vittima della brutalità del gruppo ribelle, sin dalla tenera età. Questo processo, durato cinque anni, è unico in quanto è la prima volta che una persona sia vittima che presunto autore di crimini di guerra e crimini contro l’umanità appare davanti alla Corte penale internazionale. Dominic Ongwen è stato rapito da bambino dall’LRA mentre andava a scuola, all’età di 9 anni.

“La camera è consapevole che ha sofferto molto”, ha detto il giudice Schmitt, a capo dei magistrati che hanno esaminato il caso. “Tuttavia, questo caso riguarda i crimini commessi da Dominic Ongwen come adulto responsabile e comandante dell’Esercito di resistenza del Signore” e non sono state trovate “prove della dichiarazione fatta dalla difesa che [l’imputato] soffra di alcun disturbo mentale o che abbia commesso i crimini sotto costrizione”.

La pena deve ancora essere stabilita dal tribunale. Ricordiamo che il trattato istitutivo della CPI, lo Statuto di Roma, non prevede la pena di morte; la pena può essere fino a 30 anni di reclusione (e in circostanze eccezionali l’ergastolo). Inoltre, verrà aperta una fase dedicata alle riparazioni alle vittime.

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