Lagos, la piccola venditrice di yogurt colpita al raduno Yoruba

di Stefania Ragusa

Ieri a Lagos si è tenuto il raduno annunciato nei giorni scorsi dai sostenitori della nazione Yoruba e fortemente osteggiato dal governo e dalle forze dell’ordine (nella foto un momento della manifestazione). La polizia ha disperso i manifestanti utilizzando ufficialmente solo gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Jumoke, una ragazza di 14 anni di cui non è stato reso noto il cognome, una piccola venditrice di yogurt, è morta però dopo essere stata colpita da un proiettile vagante. La foto di Jumoke riversa, con la camicetta imbrattata di sangue, è di una terribile crudezza. Alcuni siti nigeriani l’hanno pubblicata così com’era. Altri l’hanno ritoccata per nascondere il sangue. Noi ci siamo interrogati sul da farsi e alla fine abbiamo preferito lasciarla da parte del tutto.

La polizia nega di avere sparato proiettili durante il raduno, nega di avere avuto un ruolo in questa morte.Il portavoce, Olumuyiwa Adejobi, in una dichiarazione, ha definito i report che accusano le forze dell’ordine come tentativi di creare confusione e paure nelle menti della gente dello stato di Lagos e del paese in generale. Nella dichiarazione si arriva a sostenere che la ragazza sia morta altrove e trasportata a Ojota, dove si stava svolgendo la manifestazione. Le testimonianze dei presenti raccolte da diversi media locali vanno però in direzione contraria. Una donna anziana, citata da SaharaReporters, ha dichiarato di essersi trovata accanto a Jumoke nel momento in cui questa veniva colpita. Jumoke stava allestendo la merce nel suo negozietto quando è arrivata la polizia e sono cominciati gli spari. Mentre correva, per mettersi in salvo, sarebbe stata colpita dal proiettile. “Stavamo correndo insieme per salvarci”, ha detto la donna. “Era accanto a me”.

La cosa certa è che la ragazza è morta. Altrettanto certo è che il separatismo Yoruba, a prescindere da quel che si pensi dei separatismi in generale e di questo in particolare, si è sempre mosso nel solco pacifista, ma il suo diritto a manifestare pacificamente il desiderio di “andarsene” dalla Nigeria è stato continuamente messo in discussione. Emblematica da questo punto di vista l’irruzione che la polizia segreta nigeriana, ossia il Servizio di sicurezza dello Stato, ha fatto la settimana scorsa (72 ore prima del raduno in cui è morta Jumoke) a Ibadan, nell’abitazione del leader Yoruba, Sunday Adeyemo, più conosciuto come Sunday Igboho. Questi è riuscito a non farsi prendere, ma tredici e tra i suoi collaboratori sono stati arrestati e due sono morti. Parlando alla Bbc Hausa, Igboho ha espresso il suo stupore per l’operazione: “Sono rimasto sorpreso perché non ho ucciso nessuno né ho litigato con nessuno, quello che sto facendo è combattere per me e la mia gente. Il raduno che ho convocato è un raduno pacifico. La mia gente invece è stata massacrata, violentata, rapita”.

Tornando a Jumoke, abbiamo la netta impressione che se, invece che in una strada di Lagos, fosse caduta altrove – in una piazza europea o americana – in questo momento la sua foto straziante sarebbe sulle homepage di tutti i siti di informazione del mondo. Ma la Nigeria, a meno che non si parli di terrorismo e Boko Haram, è fuori dai radar dell’informazione mainstream. La morte della piccola venditrice di yogurt inoltre non si presta a scontri ideologici. Non è per rispetto quindi che l’esposizione mediatica le è stata risparmiata, ma solo per indifferenza.

(Stefania Ragusa)

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