La penetrazione russa in Africa: è la volta del Mozambico

di Raffaele Masto

Continua la strategia di penetrazione russa in Africa. In questi giorni è il caso del Mozambico, dove Mosca non persegue solo strategie militari, come avviene in diversi altri Paesi del continente, ma anche economiche. Diverse imprese russe, statali e non, come Rosneft, Rosseti e Inter Rao-Export, stanno esplorando opportunità di progetti comuni con il Mozambico in particolare nel settore dell’energia. Lo ha detto, in una conferenza stampa comune dopo una serie di incontri bilaterali (tra i quali quello al vertice di Putin e il presidente Nyusi, nella foto), Evgeni Kiselev, capo dell’Agenzia federale russa per le risorse minerarie, Rosnedra, ripreso dalla Tass.

Il Mozambico ha una serie di vantaggi climatici e geopolitici competitivi, ha detto il capo di Rosnedra: «I progetti di gas naturale hanno una posizione molto conveniente. Le riserve di gas in Mozambico sono vaste. La posizione geopolitica permette di sviluppare in modo affidabile i sistemi di trasporto del gas. Il Sudafrica e lo Zimbabwe, che sono tra i maggiori consumatori di risorse energetiche in Africa, si trovano nelle vicinanze», ha detto Kiselev. Nel Paese sono presenti anche giacimenti di oro e fosfati, mentre sono in essere i progetti nell’estrazione del carbone e del minerale di ferro, ha aggiunto Kiselev.

Il Mozambico, come noto, è al centro anche degli interessi di altre grandi major dell’energia come Eni e Exxon Mobil, che prevedono di aprire quattro pozzi esplorativi nel 2020, al largo del delta dello Zambesi e vicino alla città di Angoche, nella provincia settentrionale di Nampula.

Insomma il Mozambico si avvia ad essere uno dei poli energetici futuri del continente, come lo furono Nigeria e Angola quando il baricentro economico mondiale era collocato nell’Atlantico. Oggi il Mozambico sta dalla parte “giusta”, cioè sull’Oceano Indiano, rivolto direttamente verso le grandi economie asiatiche. A ostacolare questi progetti ci sono due fattori. Il Paese è poco efficiente e la classe politica pesantemente corrotta. Si ricorderà il caso della sparizione dal bilancio statale di una ingente somma prestata dagli organismi internazionali. In secondo luogo, la comparsa nel Nord del Paese di una formazione del terrorismo jihadista che si chiama al Shabab, come il gruppo che semina terrore in Somalia e Kenya, e che ha già compiuto una lunga serie di attacchi nella provincia di Cabo Delgado.

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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