La fame in Africa non è un cliché

di Valentina Milani

Parlare di “fame nel mondo” e, soprattutto, in Africa sembra quasi un cliché. Ma se ci si ferma a riflettere sul fatto che, in questo momento, intere popolazioni africane e non solo, non hanno nulla da mettere sotto i denti, forse si riesce a dare più concretezza a un problema che continua ad esistere e che, non per questo, deve essere considerato quasi “normale”. Anche se la reiterata ripetizione di determinate tematiche, porta all’assuefazione da parte dei fruitori.

Carestia“, per definizione, è la «mancanza o grave scarsità di derrate alimentari con conseguente incremento della mortalità dell’intera popolazione dell’area colpita, o di particolari gruppi all’interno di essa. Tra le principali cause ricorrono siccità, inondazioni, epidemie, malattie di piante e animali, guerre». Una condizione che sembra appartenere per alcuni Paesi ad altre epoche e, nello stesso tempo, “normale” per determinate zone del mondo.

Ebbene, attualmente, Burkina Faso, Nigeria nordorientale e Sud Sudan sono tre delle quattro zone rosse del mondo che rischiano di incorrere in pesanti carestie. A denunciarlo è l’ultimo rapporto Analisi di allarme rapido dei territori critici redatto dalle due agenzie delle Nazioni Unite: l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e dal Programma alimentare mondiale (Wfp).

Accanto a questi Paesi, in Africa, preoccupa anche la Repubblica Democratica del Congo. Mentre nel mondo, secondo l’indagine, ci sono altre 16 nazioni a rischio elevato di diffusione della fame acuta.

Nel rapporto si parla di una combinazione “esplosiva” di fattori: recessione economica, fenomeni meteorologici estremi e pandemia da covid-19. Eventi che se dovessero continuare porterebbero ad aumentare il numero di abitanti che già vivono una situazione di fame preoccupante, con il rischio di una vera carestia.

Secondo il Rapporto globale 2020 sulle crisi alimentari uscito a settembre 2020, la pandemia da Coronavirus ha esacerbato in Africa fattori di crisi preesistenti e in corso riducendo ulteriormente il già ridotto potere di acquisto delle famiglie.

In Sud Sudan, gli effetti cumulativi di gravi inondazioni, conflitti e peggioramento delle condizioni economiche continuano a determinare alti livelli di insicurezza alimentare. Così, «un totale di 6.48 milioni di persone (55.4 per cento della popolazione) sono state interessate da una crisi alimentare o da un’emergenza in 70 contee tra maggio e luglio 2020», si legge nel documento.

In Nigeria sono quasi 8 milioni le persone colpite dalla carenza di cibo nel nord del Paese, devastato da anni di violenze. Mentre in Burkina Faso, 3.3 milioni di persone stanno facendo i conti con la fame o una situazione di emergenza: il doppio rispetto alla fine del 2019.

(Foto e testo di Valentina Giulia Milani)

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