I vescovi keniani attaccano i politici: «Corrotti, violenti e incapaci»

di Enrico Casale
Siccità in kenya

In Kenya, i vescovi cattolici hanno attaccato duramente i politici. I prelati sono preoccupati per il clima di tensione che si è instaurato nelle recenti primarie e temono che la situazione possa degenerare in vista delle elezioni di agosto. Ma sono preoccupati anche per il Paese  che è stretto nella morsa della siccità senza che la politica intervenga.

«L’incapacità dimostrata dalla maggior parte dei partiti politici di condurre elezioni primarie pulite e trasparenti – affermano i prelati in una dichiarazione pubblicata dall’Agenzia Fides -, dimostra la fragilità del sistema politico alla vigilia delle elezioni generali di agosto». La tornata di primarie è stata caratterizzata da manipolazioni e tensioni. In alcune contee, le operazioni di voto sono state sospese a causa delle violenze tra i supporter dei diversi candidati. «Abbiamo partiti politici che non sono in grado di gestire in modo organizzato e pacifico la democrazia interna – è scritto nel documento -. Una situazione che lascia presagire che le elezioni di agosto potrebbero essere turbate da disordini e violenze. Timori condivisi dagli investitori internazionali e dai turisti stranieri che stanno disertando il Kenya».

La Chiesa cattolica non teme solo per le violenze, ma anche per la pessima gestione del Paese nel suo complesso. I vescovi puntano il dito contro la corruzione, la manipolazione del tribalismo e delle etnie, il ricorso sistematico allo squadrismo violento reclutando i giovani disoccupati.

Il tutto mentre il Kenya sta fronteggiando una delle peggiori crisi alimentari della sua storia, causata dalla siccità degli ultimi decenni. Attualmente la maggior parte delle 47 contee è colpita da carenze idriche. La popolazione più attiva fugge dalle aree colpite. Rimangono anziani, donne e bambini che soffrono per la mancanza di acqua, ma anche di cibo e medicinali.

«È una sciagura – concludono i vescovi -. I leader, che si suppone siano impegnati nel far fronte alla siccità, sono gli stessi che sprecano le scarse risorse disponibili per comprare voti. La cultura dell’avidità e dell’egocentrismo sta aggravando una situazione già difficile. I keniani sono spinti sull’orlo della disperazione».

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