Guinea Conakry, prezzo dell’alluminio alle stelle dopo il golpe

di claudia

In seguito al colpo di stato avvenuto ieri in Guinea Conakry, il prezzo dell’alluminio è salito alle stelle, raggiungendo il livello più alto dal maggio del 2011. Il Paese, ricco di metalli ferrosi, è uno dei principali fornitori di bauxite (il secondo produttore al mondo dopo l’Australia), il minerale utilizzato per produrre l’alluminio: componente chiave di una vasta gamma di prodotti, dalle automobili agli smartphone e ai sistemi energetici. La chiusura dei confini nazionali, in seguito alla turbolenta situazione politica, ha interrotto l’approvvigionamento della bauxite in un momento di fortissima richiesta mondiale e l’incertezza del quadro politico fa temere che il metallo possa non essere facilmente reperibile per un tempo indefinito. Tali preoccupazioni hanno fatto salire il prezzo nei principali mercati. Oggi alla London Metal Exchange è aumentato dell’1,8%, raggiungendo 2.775,50 dollari per tonnellata. Prezzi più alti potrebbero ripercuotersi sull’intera economia globale, in un periodo in cui l’industria occidentale sta soffrendo la penuria di metalli strategici (di cui la Cina sta facendo razzia ovunque per far fronte alla ripresa della sua economia). La popolazione della Guinea, ex colonia francese, entrata da anni nell’orbita degli interessi e della influenza della Russia, rischia di pagare il prezzo più alto: l’instabilità nel Paese mina i commerci e le attività economiche, spingendo le fasce più deboli dei cittadini in una situazione ancora più precaria. Le domande sono: chi ci guadagna con questo golpe? Si celano forze straniere dietro ai militari che hanno condotto il colpo di stato?

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