Gambia, gli Usa sequestrano villa milionaria dell’ex presidente Jammeh

di claudia
yahya jammeh

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha dichiarato di aver ottenuto la confisca di una villa acquistata dall’ex presidente del Gambia Yahya Jammeh per 3,5 milioni di dollari con i presunti proventi della corruzione. La proprietà a Potomac, nel Maryland, sarebbe stata acquistata attraverso un trust creato dalla moglie, Zineb Jammeh.

La proprietà è stata confiscata dagli Stati Uniti insieme a tutti i redditi da locazione generati da quando è stata presentata una denuncia nel 2020, si legge in un comunicato emesso dal dipartimento.

“Gli Stati Uniti intendono vendere la proprietà e raccomandare al Procuratore generale che i proventi netti della vendita siano utilizzati a beneficio della popolazione del Gambia danneggiata dagli atti di corruzione e abuso d’ufficio dell’ex presidente Jammeh”, viene precisato nella nota.

L’ex presidente è accusato di aver cospirato con la sua famiglia e i suoi collaboratori utilizzando società di comodo e trust all’estero per riciclare i suoi presunti proventi di corruzione in tutto il mondo. L’ex leader è anche stato accusato di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui uccisioni, sparizioni e incarcerazioni, che hanno preso di mira oppositori, giornalisti e omosessuali.

Nei giorni scorsi il governo di Banjul si è detto pronto a processare Jammeh e i principali funzionari del suo regime in Gambia. Il ministero della Giustizia ha fatto sapere ieri di aver accettato le raccomandazioni presentate lo scorso novembre dalla commissione che ha indagato sui crimini commessi sotto il precedente regime. In totale, sono 70 le persone coinvolte, tra cui Jammeh.

Yahya Jammeh è salito al potere con un colpo di Stato nel 1994 ed è stato rieletto senza interruzioni fino a quando è stato sconfitto nel dicembre 2016 da Adama Barrow, il candidato di una coalizione di opposizione. Dopo sei settimane di crisi crescente causata dal suo rifiuto di cedere il potere, è stato finalmente costretto a lasciare il Paese per la Guinea Equatoriale a seguito di un intervento militare dell’Ecowas e una mediazione finale guineano-mauritana.

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