Egitto: non scenderemo a compromessi sulla diga Gerd

di Valentina Milani
diga

L’Egitto non scenderà a compromessi né metterà a rischio i propri interessi vitali sul Nilo. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Sameh Shoukry riferendo in parlamento sulla controversa Grand Ethiopian Renaissance Dam (Gerd) in costruzione sul Nilo Azzurro, al confine dell’Etiopia con il Sudan. Davanti ai parlamentari Shoukry ha accusato l’Etiopia di aver avviato in modo unilaterale il riempimento del bacino della diga, lo scorso luglio, senza consultare Egitto e Sudan, impegnati da anni in negoziati con Addis Abeba per arrivare a un accordo che tuteli gli interessi dei tre Paesi. Il Cairo, in particolare, teme che l’infrastruttura in costruzione in Etiopia possa limitare le già scarse risorse idriche a disposizione dei suoi oltre 100 milioni di abitanti.

Shoukry ha ricordato in parlamento di aver portato la questione all’attenzione della comunità internazionale, ripetendo quanto affermato lo scorso giugno davanti alle Nazioni Unite, ossia che “il fiume Nilo è una questione esistenziale per il Paese e il suo popolo e che la questione Gerd riguarda milioni di cittadini in Egitto e in Sudan”. L’Egitto dipende dal Nilo per circa il 90% dei bisogni idrici, ha ricordato Shoukry, affermando che Addis Abeba deve riconoscere i diritti idrici di Egitto e Sudan e la comunità internazionale deve essere pronta a intervenire.

Dopo 10 anni di negoziati i tre Paesi non hanno ancora raggiunto un accordo. Le autorità egiziane accusano l’Etiopia di “intransigenza” e il Sudan ha annunciato nei giorni scorsi di essere alla ricerca di “opzioni alternative” dopo il fallimento degli ultimi colloqui alla fine dello scorso anno. Due le questioni ancora in sospeso: il livello di riempimento del bacino e le norme per regolare eventuali contenziosi fra i tre Paesi.

A meno di sei mesi dall’avvio del secondo riempimento del bacino, il prossimo luglio, il ministro sudanese per le Risorse Idriche, Yasser Abbas, ha annunciato di aver iniziato a sollecitare la comunità internazionale perché si assuma la responsabilità della “minaccia rappresentata dalla diga per la vita di metà della popolazione del Sudan sul Nilo Azzurro”. Il ministro ha fatto sapere di aver inviato un messaggio ad Addis Abeba, in cui si afferma che il Sudan non consentirà l’operazione di riempimento e il funzionamento della diga senza un accordo legale vincolante che garantisca la sicurezza delle sue strutture e la vita dei sudanesi.

Una volta completata la Gerd sarà la diga più grande del continente africano, con una potenza complessiva di 6.000 MW, su cui Addis Abeba punta per sostenere la crescita economica e sociale del Paese. L’Etiopia ha fatto sapere di recente di aver completato il 76,3% dei lavori, ribadendo che non è sua intenzione nuocere a Sudan ed Egitto.

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