Ciad, dai ribelli proposta di accordo al governo

di claudia
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I movimenti ribelli coinvolti nelle trattative di dialogo a Doha hanno trasmesso ieri al governo ciadiano una proposta di accordo che N’Djamena deve ora esaminare. Lo riferisce il corrispondente di Rfi che segue il pre-dialogo in Qatar. Sul piano militare, la bozza di accordo propone di dichiarare un cessate il fuoco non appena il documento sarà firmato. I movimenti ribelli e il governo si impegnano a non compiere alcuna azione ostile prima e durante il prossimo dialogo nazionale inclusivo e sovrano. Si chiede inoltre un riesame del comitato organizzatore del dialogo per consentire una più ampia partecipazione della società ciadiana. Il progetto di accordo propone inoltre di rivedere le istituzioni incaricate della transizione.

“Dobbiamo sciogliere il consiglio militare di transizione”, indica il documento per sostituirlo con “un consiglio superiore dove siederanno l’esercito, i gruppi politico-militari e i partiti politici”. Il progetto prevede anche la revisione della Carta di transizione, che consentirà la nomina di un Primo Ministro dell’opposizione, e di un nuovo parlamento di 200 membri in cui siederanno almeno 50 rappresentanti del politico-militare. I vertici degli organi di transizione non dovranno essere candidati alle prossime elezioni.

Per garantire il rispetto di tali impegni, questo progetto prevede la creazione di organismi di monitoraggio in cui siederanno il governo, i gruppi politico-militari, l’opposizione politica, i paesi limitrofi e le organizzazioni internazionali e il mediatore.

Le delegazioni sono in trattative dal 13 marzo a Doha, in Qatar, e finora non era stato compiuto alcun significativo passo in avanti. Sono circa una cinquantina le rappresentazioni dei gruppi politico militari presenti a Doha. L’iniziativa di Doha precede un grande dialogo nazionale inclusivo con l’obiettivo di riconciliare il Paese.

La scomparsa prematura e improvvisa nell’aprile 2021 del presidente Idriss Deby Deby Itno, a capo del Paese da 30 anni, ha portato a una soluzione di emergenza che ha visto entrare alla guida dello Stato una giunta militare, senza che sia seguito il normale iter previsto dalla Costituzione. A capo di questa giunta, con una mossa controversa, è stato nominato uno dei figli di Deby, suscitando aspre critiche di un sistema nepotistico paragonato a una monarchia.

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