Centrafrica, nuova ribellione minaccia le elezioni

di Celine Camoin

Scontri tra ribelli e militari, accuse di tentativo di colpo di Stato, appelli a rinviare le elezioni del 27 dicembre: è stato un fine settimana convulso e carico di tensione quello appena trascorso in Repubblica Centrafricana.

In piena campagna elettorale per le elezioni parlamentari e presidenziali in programma domenica prossima, sono tornate a farsi sentire le armi dei gruppi armati antigovernativi, questa volta raggruppati sotto una nuova sigla,  la “Coalizione dei patrioti per il cambiamento” (Cpc) la cui nascita è stata annunciata sabato 19 dicembre in un comunicato.

Della Cpc fanno parte gli ex gruppi rivali Seleka e anti-balaka, contrapposti nel conflitto scoppiato nel 2013 e che fece cadere l’allora presidente François Bozizé, il 24 marzo di sette anni fa.

Fonti della Minusca, acronimo della missione delle Nazioni Unite sul posto, hanno confermato la fusione del Movimento patriottico per il Centrafrica (Mpc), del gruppo 3R e di miliziani anti-balaka. Altri fonti riferiscono che a farne parte ci sia anche il Fronte popolare per la rinascita del Centrafrica (Fprc) e l’Unità per la pace in Centrafrica (Upc).

“La coalizione di gruppi armati, alcuni dei quali rivali tra loro e con interessi differenti, sembra aver trovato un terreno d’intesa per perseguire i propri obiettivi. Alcuni potrebbero cogliere l’opportunità per negoziare, grazie a un nuovo rapporto di forze, altri potrebbero avere intenzione più bellicose” scrive il sito d’informazione locale Corbeaunews.

Il governo ha accusato di essere responsabile del tentativo di ribellione Bozizé, la cui candidatura alle elezioni presidenziali è stata respinta dalla Corte costituzionale, a causa di un mandato d’arresto internazionale che risale al 2014 e delle sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu decise nel mese di luglio di quest’anno. Bozizé e il suo partito, la Convergenza Nazionale “Kwa Na Kwa” (Knk), hanno respinto le accuse.

Intanto, sono giunte notizie di combattimenti a Mbaiki, circa 100 chilometri a sudovest dalla capitale Bangui, tra ribelli e forze militari centrafricane appoggiate da mercenari russi. La tensione è salita anche a Bouar, oltre 400 chilometri a nordovest, dove i ribelli avrebbero preso il controllo del checkpoint d’ingresso, mettendo in fuga i soldati delle Forze armate centrafricane (Faca). Alcune fonti parlano dell’arrivo di militari russi e di soldati ruandesi, a sostegno del governo.

Da Bangui, la coalizione politica dell’opposizione Cod2020 ha pubblicato un comunicato chiedendo il rinvio delle elezioni finché non saranno garantite condizioni di pace e di stabilità. Chiede inoltre la convocazione delle forze vive della nazione per una concertazione nazionale.

Dal canto suo, il presidente uscente Faustin Archange Touadera, candidato alla propria successione, non ha manifestato alcuna intenzione di chiedere il rinvio delle elezioni.

Nonostante una pacificazione di facciata, intere zone della Repubblica Centrafricana sono da anni sotto il controllo di gruppi armati che si contendono ampie fette del territorio e delle sue risorse. Violenze e soprusi ai danni della popolazione civile sono regolarmente denunciati.

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