Camerun, la salute di Biya alimenta dubbi e polemiche

di claudia
paul biya

di Cèline Camoin

Voci di un deterioramento dello stato di salute del quasi novantenne presidente della Repubblica del Camerun, Paul Biya, si stanno succedendo in questi giorni, alimentando il dibattito su chi stia veramente ai vertici del Paese e sulla necessità di un’alternanza, dopo quattro decenni di potere ininterrotti.

Che l’anziano capo di Stato abbia ormai una salute fragile non è più una novità. Le sue apparizioni in pubblico sono molto rare, e circolano notizie non ufficiali su un suo presunto recente collasso mentre viaggiava in elicottero di ritorno dal suo villaggio natale di Mvomeka’a dove, secondo Africa Intelligence, Biya soggiornava dai primi di febbraio, ovvero dalla fine della Coppa d’Africa di calcio (Can). Già all’inaugurazione della Can le telecamere avevano inquadrato Biya mentre sembrava crollare da seduto sulla propria poltrona, salvato in extremis dalla caduta dalla moglie, Chantal.

“Come sta il presidente della Repubblica? Fondate o infondate le voci sul deterioramento del suo stato di salute? È ancora in grado di continuare?”, si interroga l’analista politico Aristide Mono, sottolineando che “in un Paese normale, il governo civile reagirebbe subito, non per schierare la polizia politica, ma per dare notizie all’opinione pubblica”. Mono, noto per le sue analisi spesso critiche nei confronti del regime in carica, sottolinea inoltre che il Camerun è ormai gestito tramite le “alte istruzioni” del capo dello Stato al Segretario generale alla presidenza, Ferdinand Ngoh Ngoh, che però “noi non abbiamo eletto”.

Ngoh Ngoh è da tempo considerato il ‘vicepresidente’, l’ombra di Biya, e non è ben chiaro quanto le decisioni adottate siano davvero frutto della volontà dell’anziano presidente, o quelle del suo braccio destro.

“Le persone hanno il diritto di sapere se chi le guida è ancora valido o meno. Il gabinetto civile deve informare il popolo. Cos’è questa gestione del Paese attraverso le ‘alte istruzioni’ del capo dello Stato? Cosa manca alla persona che dà queste istruzioni per firmare direttamente i documenti?” si chiede polemicamente Aristide Mono ricordando che “un presidente resta soprattutto un uomo, normale che si ammali, normale che invecchi, normale che perda le forze, normale che muoia. È un essere umano prima di tutto. Perché tanto misticismo attorno a un essere umano che gestisce la vita di quasi 24 milioni di altri esseri umani?”.

Paul Biya, già primo ministro dal 1975 al 1982, ha preso le redini del potere lasciategli dal presidente Ahmadou Ahidjo, ce sorprendentemente annunciò le dimissioni il 4 novembre 1982. Nonostante i limiti di età non ha mai affrontato la questione della sua successione, nemmeno del suo eventuale ritiro dalla vita politica alla fine dell’ennesimo mandato alla guida del Paese, nel 2025. Se ci arriverà.

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