Ambasciatore Attanasio, una vita al servizio della pace

di Marco Trovato

Lo scorso ottobre era stato insignito del Premio Internazionale Nassiriya per la Pace 2020 “per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli” e “per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari distinguendosi per l’altruismo, la dedizione e lo spirito di servizio a sostegno delle persone in difficoltà”.

Oggi Luca Attanasio, è stato ucciso a Goma, nella provincia congolese del Nord Kivu, proprio mentre si trovava in un convoglio del Programma alimentare mondiale (Pam) in una delle zone più instabili dell’Africa.

Attanasio, ambasciatore d’Italia a Kinshasa, era nato a Saronno (Va), aveva 43 anni ed era uno degli ambasciatori più giovani del corpo diplomatico italiano.

Attanasio, laureatosi nel 2001 all’Università Bocconi, era entrato nel corpo diplomatico nel 2003 e dopo diverse esperienze nelle ambasciate in Svizzera (2006-2010), in Marocco (2010-2013) e in Nigeria (2015) era stato nominato capo missione a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, il 5 settembre 2017, confermato nel 2019 in sede in qualità di ambasciatore.

Lo scorso ottobre aveva condiviso il Premio Nassiriya con la moglie, Zakia Seddiki, fondatrice e presidente dell’associazione umanitaria “Mama Sofia” che opera nelle aree più difficili della Repubblica democratica del Congo, lavorando con bambini e giovani madri.

“Non si può essere ciechi davanti a situazioni difficili che hanno come protagonisti i bambini – aveva spiegato in quella occasione Zakia – è necessario agire per dare loro un futuro migliore. Cerchiamo, nel nostro piccolo, di ridisegnare il mondo”.

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