Il Camerun alle urne il 12 ottobre, i candidati cercano il voto anglofono

di claudia
elezioni

Avvicinandosi le elezioni presidenziali di domenica 12 ottobre, i candidati camerunesi hanno concentrato i loro sforzi sul voto nelle regioni anglofone del Nord-Ovest e del Sud-Ovest, aree chiave che rappresentano oltre il 10% dell’elettorato nazionale. Queste regioni, segnate da anni di conflitto e tensioni, diventano il terreno di una sfida cruciale per l’opposizione. Lo segnala un’analisi del sito theafricareport.com.

Issa Tchiroma Bakary e Bello Bouba Maigari sono tra i principali protagonisti nella corsa al consenso anglofono. Maigari ha ottenuto sostegni simbolici importanti, tra cui quello di Akere Muna e di Seta Caxton Ateki, figure di rilievo nella società civile locale. Tuttavia, alcuni osservatori mettono in dubbio l’efficacia di queste alleanze, giudicate tardive e in parte opportunistiche, mentre Tchiroma Bakary si muove direttamente sul territorio, attivo nelle città di Bamenda e Limbe. Negozia con alcuni leader separatisti per sospendere temporaneamente i blocchi sociali e permettere un’affluenza più alta alle urne, promettendo inoltre la liberazione dei prigionieri legati alla crisi anglofona e l’avvio di un dialogo diretto con i separatisti.

Nonostante le iniziative dei candidati, la partecipazione rimane incerta. Molti elettori anglofoni si dichiarano disillusi, temendo che il voto non porti reali cambiamenti, mentre i leader separatisti invitano al boicottaggio, considerandolo un tradimento della loro causa. La frammentazione dell’opposizione rappresenta un rischio ulteriore: la mancanza di unità potrebbe diluire i voti e favorire chi mantiene il controllo dello status quo, ovvero lo schieramento del presidente uscente, candidato alla propria successione, Paul Biya.

Le elezioni si svolgono in un contesto delicato, dove la capacità dei candidati di convincere e mobilitare l’elettorato anglofono potrebbe rivelarsi determinante. Il successo dipenderà non solo dalle promesse, ma dalla percezione della loro credibilità, mentre la posta in gioco è alta per il futuro politico del Paese.

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