16/04/14 – Camerun – Missionari rapiti: testimonianza di un “Fidei Donum”

di AFRICA

 

“Con il mio successore è finita bene perché i francesi hanno pagato un riscatto” dice alla MISNA don Felice Cantoni, sacerdote Fidei Donum a lungo missionario al confine con la Nigeria. Parla del sequestro di padre Georges Vandenbeusch ma anche di quello, recente, di due missionari italiani e una suora canadese.

Don Felice è tornato in Italia, nella diocesi di Como, da un anno. Ma resta in contatto con padre Georges, il sacerdote francese che nel 2012 lo affiancò e sostituì nella missione di Nguetchewe, nell’estremo nord del Camerun, a 30 chilometri dal confine con la Nigeria. “I rapitori – ricorda don Felice – hanno sostenuto di essere membri del gruppo islamista Boko Haram, hanno portato padre Georges al di là della frontiera e lo hanno rilasciato il 31 dicembre scorso, un mese e mezzo dopo il sequestro, a seguito del pagamento di un riscatto”.

Impossibile per ora dire se tra il caso del sacerdote francese e quello di don Gianantonio Allegri, don Giampaolo Marta e suor Gilberte Bussier ci siano analogie. I tre missionari sono stati sequestrati nella notte tra il 4 e il 5 aprile nella parrocchia di Tchère, nella stessa diocesi di Maroua. Dalla loro scomparsa non si sono più avute né rivendicazioni né notizie di alcun tipo.

Secondo don Felice, che nel nord del Camerun ha vissuto 13 anni, “nelle missioni non ci sono mai soldi perché tutto ciò che è di valore viene lasciato nella sede del vescovado a Maroua”. In passato le “bande di strada” non hanno quasi mai compiuto sequestri, si sono limitate a rubare e nel caso di incidenti o resistenze hanno ucciso. “Se i rapitori fossero semplici rapinatori avrebbero vita breve – dice il sacerdote – ma le cose cambierebbero se dietro il sequestro ci fossero militanti di Boko Haram”. Un’eventualità, questa, del tutto priva di conferme nonostante la presenza del gruppo islamista nel nord del Camerun sia stata segnalata più volte. “Già nel 2012 – sottolinea don Felice – nella missione di Nguetchewe arrivavano tanti nigeriani in fuga dalle violenze e dagli attentati commessi nel loro paese”.

Il sequestro di inizio aprile è stato seguito dal dispiegamento massiccio di agenti e militari. Don Felice ne ha parlato in questi giorni con due sacerdoti Fidei Donum, originari di Como come lui. “Hanno dovuto lasciare le missioni nella foresta e spostarsi a Maroua – racconta – e quando escono di casa per le visite pastorali sono sempre scortati dalla polizia”. Una situazione, questa, che don Felice capisce bene. Il sacerdote ricorda una notte difficile del 2011, quando a Nguetchewe arrivarono i banditi. “Stavano rubando nella casa delle suore – racconta – e io uscii in cortile: sono vivo per miracolo perché il proiettile mi è passato a due o tre centimetri dalla testa”. – Misna

 

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