04/04/14 – Egitto – Analista Nafaa, “azioni al Qaida seducono pro-Morsi”

di AFRICA

 

“Al Qaida ha numerose ramificazioni in Egitto e i Fratelli musulmani traggono vantaggio dalle loro azioni terroriste senza pero’ ammetterlo direttamente”. Lo afferma parlando con l’ANSA Hassan Nafaa, professore di Scienze politiche all’Universita’ del Cairo, convinto della presenza nel Paese di una variegata galassia di movimenti e gruppuscoli che si ispirano alla rete del terrore, ma “di cui si conosce ancora molto poco”.

“I segnali di una forte presenza di al Qaida qui da noi ci sono tutti – prosegue l’analista – basti ricordare la bandiera del movimento terrorista issata giorni fa da alcune persone all’Università del Cairo. Tuttavia non abbiamo ancora dati a sufficienza per comprendere la sua reale capacita’ di azione e di potenza”.

Informazioni, spiega lo studioso, di cui “non dispongono neanche le stesse forze dell’ordine, per l’esperienza, le competenze, il grado di preparazione e di azione” della stessa rete jihadista.

Tra i piu’ noti movimenti che in Egitto si ispirano ad al Qaida c’e’ Ansar Beit al Maqdes (i Partigiani di Gerusalemme), particolarmente attivi nel Sinai e responsabili di numerose azioni terroristiche contro le forze dell’ordine. Da mesi portano avanti vere e proprie azioni di guerriglia anche nella regione del Nilo, prendendo di mira anche i turisti. Recentemente è emerso un gruppo meno noto, Ajnad Misr (‘Soldati dell’Egitto’), che ha rivendicato gli attentati di mercoledì scorso all’Universita’ del Cairo, con un generale della polizia ucciso e cinque agenti feriti.

“Tutte queste formazioni – prosegue l’analista – raggruppano elementi moderati ed estremisti. Tra loro non c’e’ un’idea unica ed assoluta di come si debba applicare la Sharia (legge islamica), poiché ogni jihadista ha una propria visione personale”. Quello che li unisce invece e’ l’esecuzione di azioni per “contrastare l’oppressione, la corruzione e la tirannia del regime al potere”.

Un quadro “complesso” dove si inseriscono i Fratelli musulmani, portatori anche loro di azioni di lotta contro quegli stessi militari responsabili della deposizione del loro leader Mohamed Morsi a luglio. “Sono convinto che i Fratelli musulmani siano cosi’ intelligenti da non esporsi direttamente e da non farsi coinvolgere personalmente nelle azioni terroristiche” condotte dai gruppi legati ad al Qaida. “Quello che fanno ogni volta che si verifica un attentato di questo tipo contro le forze dell’ordine è di affermare la loro estraneità a tali azioni, senza mai denunciarne la gravità in maniera chiara, traendone vantaggio”.

Quale soluzione allora? “Fino a quanto saremo lontani dalla democrazia le azioni dei terroristi proseguiranno e gli strumenti usati dalle forze della sicurezza non saranno sufficienti a farvi fronte. Abbiamo bisogno invece – conclude l’analista – di un sistema politico ed economico che sia in grado di sradicare la poverta’ e risolvere i problemi veri della societa’, solo a quel punto avremo sconfitto i terroristi”. * Giuseppe Maria Laudani – (ANSAmed)

 

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