03/10/13 – Marocco – Cinema: donne rivoluzionarie, la storia di Najat

di AFRICA

 

E’ una donna di 36 anni a suo modo “rivoluzionaria”, la protagonista del documentario “La soglia del deserto”. Si chiama Najat Aziz e vive in Marocco, nella provincia di Errachidia, dove solo il 15% delle donne lavora fuori casa. Lei è riuscita ad andare all’università e poi a seguire corsi di informatica, di gestione d’impresa e vari stages di formazione, per poi lanciare una sua attività: un centro di istruzione prescolastica, che oggi conta 50 bimbi. Dopo la selezione al festival di Cannes, il film che racconta la sua storia, finanziato dalla cooperazione spagnola e sostenuto dalle Nazioni Unite e dall’associazione Acam Apip, è stato presentato per la prima volta a Bruxelles, all’Europarlamento. Presente anche Najat, accompagnata dal regista, lo spagnolo Ramon Vila della Vision Films. Il primo artefice del successo di questa donna imprenditrice in un’area molto povera del Marocco e dove le ragazze fino a qualche tempo fa si sposavano a 14 anni, è un uomo. “Mio padre è analfabeta, ma ha conosciuto persone istruite e ha voluto che le sue figlie avessero un diploma, per trovare un lavoro” racconta Najat, che ha dovuto combattere invece contro la madre, che voleva tenerla in casa. Quindi prima di andare a scuola, alle 7.30 di mattina, Najat doveva fare tutte le faccende di casa e poi dopo le lezioni andare a lavorare fuori, al mercato. Najat si è laureata in studi islamici, in un’università a 45 km da casa, ma per lei, che porta il velo come tutte nella sua comunità, la religione è una marcia in più. “La nostra religione è l’Islam, che ha dato un valore alla donna e ci dà forza per avere di più” spiega la protagonista, che ha lottato con fatica per i suoi successi e spera con il suo lavoro di dare più possibilità per il futuro ad altre bambine, anche se c’è ancora una grande differenza di salario fra uomini e donne che fanno lo stesso mestiere. “Non ha senso per le donne istruite stare a casa, possono migliorare la loro vita” racconta la protagonista del film, che ha fatto tanti lavori per finanziare la sua attività e poi, con il sostegno di organizzazioni non governative, ha potuto fornire libri e grembiuli gratis ai suoi alunni. “Ho voluto avviare questo progetto per salvare i bambini da una situazione difficile, in cui i genitori preferiscono tenerli in strada piuttosto che mandarli a scuola. Ho dovuto bussare alle porte dei genitori e fare delle riunioni, per convincerli” dice Najat, che a questo punto spera di trovare marito. “Quando mi sposerò, se Dio vuole, vorrei che mio marito mi lasciasse lavorare fuori, altrimenti sarà lui a dover pagare tutte le spese” spiega ridendo, nel film. * Chiara Spegni – ANSAmed

 

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