di Enrico Casale
Una storia d’amore tra due rifugiati sudanesi è stata spezzata dal divieto di ingresso negli Stati Uniti voluto da Trump. Il blocco ai visti ha impedito il loro matrimonio e alimenta nuove tensioni tra USA e Paesi africani.
Una storia d’amore nata su WhatsApp tra due rifugiati sudanesi si è infranta contro il nuovo divieto di viaggio imposto dall’amministrazione Trump. Mohamed Abdo, 44 anni, rifugiato stabilitosi in Virginia, e Hana Abdalaziz, 34 anni, rifugiata in Egitto, avevano pianificato di sposarsi il mese prossimo al Cairo. Ma il matrimonio è stato annullato a tempo indeterminato a causa dell’ordine esecutivo che vieta l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini sudanesi e di altri undici Paesi. La loro storia è stata raccontata dal Washington Post.
La coppia, fuggita separatamente dalla guerra civile in Sudan, si era conosciuta online grazie a parenti comuni e aveva costruito una relazione solida a distanza. I due si sentivano ogni giorno per mesi tramite videochiamate e messaggi, condividendo sogni di vita insieme, figli e quotidianità. L’idea era che Abdo volasse al Cairo per celebrare le nozze e poi tornasse con la moglie in Virginia. Ma il divieto rende impossibile per Abdalaziz ottenere il visto per raggiungerlo, e lo stesso Abdo rischia di non poter rientrare se lasciasse il Paese. “Sto cercando alternative, ma sarà solo un’altra lunga attesa”, ha dichiarato Abdo, ingegnere e presidente della Sudanese American Community Development Organization. “Mi sento impotente”.
Il divieto è giustificato dalla Casa Bianca con presunti problemi di sicurezza e di affidabilità nei controlli sui documenti da parte del governo sudanese, ormai collassato a causa del conflitto interno. La decisione rientra in una politica restrittiva adottata dall’amministrazione Trump nei confronti dei migranti, che potrebbe irrigidirsi ulteriormente se gli Stati Uniti dovessero confermare il divieto d’ingresso per altri 36 Paesi, di cui 25 africani. L’ulteriore stretta è stata anticipata dal Washington Post e successivamente confermata da Reuters. Il documento sarebbe stato firmato dal segretario di Stato, Marco Rubio, e inviato sabato alle ambasciate statunitensi nei Paesi coinvolti.

I governi destinatari avrebbero 60 giorni di tempo per conformarsi a una serie di requisiti, tra cui il miglioramento dei controlli sui documenti d’identità, la cooperazione nei rimpatri e la riduzione delle frodi amministrative. Washington segnala in particolare la difficoltà di ottenere documenti affidabili da alcuni Paesi, nonché l’alto tasso di violazioni delle scadenze dei visti da parte dei loro cittadini residenti negli Usa.
La misura si inserisce nel quadro delle restrizioni già imposte a inizio giugno a dodici Paesi – tra cui Repubblica del Congo, Ciad e Haiti – e si aggiunge a limitazioni parziali verso nazioni come Togo e Burundi. L’amministrazione Trump, che ha rilanciato con forza la linea dura sull’immigrazione, ha giustificato questi provvedimenti con ragioni di sicurezza nazionale.
Tra i principali Paesi africani potenzialmente soggetti al nuovo blocco figurano: Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Gambia, Niger, Senegal, Nigeria, Etiopia, Egitto, Sud Sudan, Zimbabwe. Completano l’elenco: Angola, Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Camerun, Gibuti, Gabon, Ghana, Liberia, Malawi, Mauritania, Sao Tomé e Principe, Tanzania, Uganda e Zambia.
Le organizzazioni per i diritti civili e diversi leader africani hanno espresso preoccupazione per l’impatto sproporzionato delle misure sull’Africa e sul rapporto Usa-continente. Una risposta ufficiale da parte dei governi coinvolti è attesa nei prossimi giorni.