Senegal: la riscoperta dell’architettura tradizionale

di Marco Trovato

di Stefania Ragusa

Chiunque arrivi in Senegal oggi non può non restare colpito dall’ipertrofia edilizia che sta rivoluzionando il paesaggio urbano. A Dakar interi quartieri sono stati rasi al suolo per fare posto a palazzi di 7, 8, 9 piani: alveari roventi in cemento armato, resi abitabili dal ricorso massiccio all’aria condizionata e affittati a prezzi che spesso superano quelli delle grandi città europee.

C’è tuttavia una minoranza di architetti, ingegneri, produttori di materiali edili, che sta cercando di muoversi in un’altra direzione, conciliando sostenibilità e impresa, e rivolgendosi al sapere tradizionale, alle tecniche di costruzione rispettose dell’ambiente, per rimettere in circolo materiali edilizi più ecologici ed efficienti. Di questa minoranza fa parte Doudou Deme, ingegnere insofferente rispetto al modo di costruire che si è imposto in Senegal e fondatore di un’azienda specializzata nella produzione di mattoni di terra cruda. Attraverso il suo progetto, Deme si è messo in testa di “sviluppare e democratizzare l’architettura sostenibile”.

“In Africa, e il Senegal non fa eccezione, gli edifici nelle aree urbane sono generalmente realizzati in calcestruzzo e blocchi di cemento”, ha detto Deme al mensile Africa e Affari in un’intervista rilasciata a Stefania Ragusa. ”Queste tecniche di costruzione non sono adatte ai climi tropicali perché i materiali utilizzati assorbono rapidamente il calore. Vengono scelte perché apparentemente più a buon mercato di altre e perché per il loro impiego si pensa di potere fare a meno della progettazione di un architetto o di un ingegnere”. Però, se si mettono in conto i costi indiretti (come le spese per l’aria condizionata o per la manutenzione e lo smaltimento degli impianti) e i difetti di realizzazione, la formula non è poi così vantaggiosa. 

“Élémenterre fornisce un’alternativa locale e conveniente all’utilizzo di questi materiali», prosegue Deme. «Promuovere il ricorso a materiali e tecniche di progettazione tradizionali può essere un modo per valorizzare competenze specifiche, anche nel settore informale, e per sostenere le economie locali”.  Élémenterre contribuisce così alla protezione dell’ambiente, ma anche alla creazione di posti di lavoro, facendo formazione nel campo delle tecniche di costruzione ecologica. Un campo che assomiglia ancora a una nicchia, ma che potrebbe ampliarsi non poco se le istituzioni si decidessero a prenderlo in considerazione. 

Il cortile di una scuola elementare progettato da Sophia Michopoulou e Foteini Bouliari

La riqualificazione dei territori, lo sviluppo di nuove infrastrutture e la creazione di un gran numero di unità abitative rientrano d’altra parte nel Piano Senegal Emergente (2014-2035) adottato dal governo dell’attuale presidente Macky Sall. Dall’inizio degli anni Duemila, infatti, l’urbanizzazione del Senegal, in perenne espansione, ha portato nelle città una massa considerevole di persone. Questo processo, che riguarda la capitale Dakar in particolare, sta costringendo il governo a intensificare gli sforzi per soddisfare la domanda di infrastrutture e alloggi, anche perché il trend non accenna a modificarsi: secondo l’Agenzia nazionale di statistica e demografia, entro il 2030 il 52,5% della popolazione senegalese vivrà in una città. 

Da vent’anni il settore delle costruzioni e dei lavori pubblici registra una crescita costante. Lo sviluppo abitativo rappresenta ora l’11% del pil del Senegal ed entro il 2025 ci si aspetta che siano costruite 10.000 unità abitative all’anno. Divenuto uno dei più importanti fornitori di posti di lavoro del Paese, il settore delle costruzioni sarà uno dei principali attori dell’economia nazionale nei prossimi cinque anni. Ma i progetti urbanistici, portati avanti principalmente da grandi aziende, tendono a servirsi del cemento e sono incoraggiati in questa direzione da una vera e propria lobby, che Doudou Deme e gli altri attori impegnati nella promozione di materiali alternativi vedono come fumo negli occhi. In questo gruppo rientra il collettivo di progettazione bioclimatica Worofila, che ha sede nel quartiere di Fann-Hock, a Dakar, e con cui Deme collabora stabilmente. Worofila è stato recentemente selezionato per gli Ashden Awards, premi britannici assegnati a operatori nel campo dell’energia verde. 

Marc Thorpe ha disegnato abitazioni in Senegal che valorizzano tecniche e materiali tradizionali

Il settore dell’edilizia è in generale uno di quelli più impattanti per quanto riguarda consumi elettrici e idrici, ed è responsabile di significative emissioni di calore. Secondo uno studio del think tank britannico Chatham House, esso rappresenta l’8% delle emissioni globali di anidride carbonica. In Senegal, il 75% dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra proviene da attività legate all’edilizia. Nicolas Rondet, architetto francese attivo in Senegal e cofondatore di Worofila, parlando con l’agenzia Reuters, ha evidenziato un altro lato problematico del cemento. «Per produrre cemento, serve il calcare. E a crescere sul terreno calcareo, in Senegal, sono i baobab», ha detto. “Per soddisfare la crescente domanda di cemento, le fabbriche di cemento finiscono col deforestare aree di baobab”. I mattoni in terra cruda di Élémenterre non pongono invece questo tipo di problema. E, per quanto ancora ignorati nei grandi progetti istituzionali, cominciano a essere presi in considerazione dalle archistar locali, come Lamtôro o Guilloux & Associés, per clienti privati facoltosi. Sono stati usati recentemente anche per l’ampliamento dell’hotel Djoloff, a Fann-Hock, sulla corniche Ouest. 

“La domanda è in crescita e la nicchia sembra destinata ad allargarsi”, riflette Deme, che vorrebbe installare a stretto giro un sistema di produzione automatico per portare la capacità produttiva dell’azienda da 1.000 a 4.000 mattoni al giorno. Il fondatore di Élémenterre e i suoi compagni di strada insistono però sulla necessità di un coinvolgimento del settore pubblico. “Se gli edifici finanziati dallo Stato – ospedali, dispensari, aule, uffici amministrativi – fossero fatti di terra,le persone accetterebbero più facilmente questo metodo di costruzione”, ha detto recentemente parlando con la testata locale Le Quotidien. Per inciso, l’occasione in cui Deme ha fatto questa affermazione era la presentazione al Musée des civilisations noires di Dakar di un volume fondamentale per chi volesse sostenere o praticare questo tipo di edilizia contestualizzandola anche temporalmente e localmente. Matam. Construction en terre, patrimoine intemporel, di Vieux Savané e Baba Diop (Editions CUAD) è uscito nel 2018 e si compone di due parti. Una affronta gli aspetti tecnici e l’esperienza di costruzione in terra degli architetti Jean Charles Tall e Annie Jouga durante il viaggio studio svolto nella regione di Matam con un gruppo di studenti. L’altra ripercorre gli aspetti filosofici e simbolici di questa tecnica costruttiva nella regione. Un volume importante, per compensare l’assenza di riferimenti teorici e storici per chi volesse lanciarsi nell’avventura dell’architettura in terra.

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