Senegal, la censura della ong islamista. Ma c’è chi dice no

di Stefania Ragusa

L’ultima crociata censoria ambientata in Senegal sta riguardano una serie tv di produzione locale e intitolata Cirque Noir (Circo nero). Attori, regista e produttore sono stati arrestati il 16 agosto con l’accusa di aver diffuso nel trailer immagini contrarie alla morale e di avere oltraggiato la pubblica decenza.
Lo scorso fine settimana sono stati ascoltati da un giudice del Tribunale di Dakar e la sentenza è attesa per il 3 settembre. Gli imputati rischiano da uno a due anni di prigione, a seconda delle responsabilità nella produzione. A sollevare il caso e far partire la denuncia anche in questo caso è stata Jamra, una ong islamista votata alla fustigazione dei costumi e che fa capo a un personaggio molto controverso ma evidentemente anche potente: Mame Mactar Gueye (nella foto).

Jamra nel tempo si è rivolta molto spesso al Consiglio nazionale dell’audiovisivo per denunciare questo o quel programma. Clamoroso, per esempio, nel 2019 l’intervento riguardante la popolarissima serie Maitresse d’un homme marié (Amante di un uomo sposato), in cui si parlava di corna e tradimenti e si toccavano vari altri argomenti considerati tabù. La serie, scritta e prodotta dalla nota sceneggiatrice Kalista Sy, ha rischiato di essere censurata ma alla fine è stata solo spostata in seconda serata.
Questa però è la prima volta un intero gruppo di lavoro viene consegnato alla giustizia. Si tratta di un precedente preoccupante per un Paese come il Senegal, certo poco avvezzo alle trasgressioni pubbliche ma altrettanto estraneo ai fondamentalismi.
Il problema non sono solo le ricadute sulla nascente e vivace industria cinematografica locale. Al centro delle preoccupazioni di vari osservatori c’è la talebanizzazione strisciante che Jamra sembra portare avanti.

In un articolo pubblicato sul quotidiano Le Témoin, il giornalista Mamadou Omar Ndiaye ha attaccato in modo esplicito Mame Mactar Gueye, “questo individuo autoproclamatosi censore morale del nostro Paese, giudice della nostra morale”, domandandosi perché nonostante i suoi eccessi e le posizioni retrive continui a ottenere credito a livello istituzionale e soprattutto a mettere in moto le forze dell’ordine. Lo scorso novembre, per fare un altro esempio, Mame Mactar Gueye ha ottenuto che una scena considerata troppo spinta venisse cancellata dalla serie televisiva Karma. A giugno ha avuto un ruolo nel cosiddetto caso Wally Seck. Due ballerini del suo entourage sono stati arrestati perché Mame Mactar Guèye e altri censori erano rimasti scandalizzati da un bacio che si erano scambiati sul palco del Grand Théâtre. In passato Mame Mactar Gueye era anche stato al centro di una polemica per aver suggerito ai registi che volessero realizzare opere discutibili sul piano morale di utilizzare personaggi con nomi cristiani e non musulmani. Era scoppiato il finimondo e si era dovuto scusare.

Nel suo lungo intervento Mamadou Omar Ndiaye ha voluto ricordare che il Senegal, pur essendo un “Paese musulmano, non è ancora – almeno non ancora – uno Stato islamico” e se c’è una qualità preziosa che rende straordinario questo Paese, essa è proprio la tolleranza e la libertà mentale e anche morale, quella libertà “di cui Mame Mactar Gueye vorrebbe privarci a favore di modelli di società che non sono i nostri”. Mame Mactar Gueye e i suoi accoliti stanno “gettando le basi per una perniciosa talebanizzazione della nostra società così aperta”. Dove aperto ovviamente non sta per dissoluto.

Nella chiusa del suo brillante e documentato j’accuse, in attesa di sapere quale sarà la sorte giudiziaria della squadra di Cirque Noir, Mamadou Omar Ndiaye ricorda che in ogni caso i senegalesi vanno pazzi per le loro serie tv e difficilmente accetteranno di sostituirle con i documentari sui cavalli o le cacce al falco come vorrebbe Jamra. Queste serie, che tra le altre cose costituiscono occasioni di lavoro per i giovani senegalesi, non meritano ossessioni censorie e, se per Mame Mactar Gueye o chiunque altro risultano indigeste, per tutti loro c’è la possibilità di giocare la carta dello zapping.

(Stefania Ragusa)

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