Ruanda, Rusesabagina «testimonianze estorte

di Enrico Casale
Paul Rusesabagina

La testimonianza di Paul Rusesabagina è stata «pilotata». Avrebbe ammesso di pagare le milizie ribelli hutu sotto pressione delle autorità. Ad affermarlo sono i membri della sua famiglia secondo i quali all’uomo, la cui storia ha ispirato il film Hotel Ruanda, sono state estorte le parole dalle forze dell’ordine.

Paul Rusesabagina, che viveva in esilio, è stato arrestato ad agosto su mandato internazionale. La sua famiglia sostiene che sia stato rapito a Dubai e portato in Ruanda. Le autorità non hanno detto dove sia stato arrestato. È accusato di 13 imputazioni legate al terrorismo.

Giovedì, 1° ottobre, in una conferenza stampa, i suoi cinque figli hanno dichiarato che a Rusesabagina è stata negata la possibilità di avvalersi di team indipendente di avvocati. Sua figlia Anaise Kanimba ha detto che non sanno dove sia recluso e in quali condizioni si trovi. «Sappiamo che è stato torturato per dire quello che vogliono», ha aggiunto. I figli hanno chiesto al presidente ruandese, Paul Kagame, di liberare il padre che è malato e hanno invitato i governi belga e statunitense a intervenire.

In tribunale, Rusesabagina, 66 anni, è stato assistito da due avvocati d’ufficio che, secondo la famiglia, sono stati scelti dal governo. Un tribunale della capitale, Kigali, deciderà oggi salla possibile liberazione di Rusesabagina su cauzione.

Peter Robinson, uno degli avvocati nominati dalla famiglia, ha affermato che le due versioni fornite dalle autorità ruandesi sull’arresto confermano che Rusesabagina è stato rapito.

Inizialmente, gli investigatori hanno detto che era stato arrestato grazie a una operazione internazionale. Giorni dopo, il presidente Paul Kagame ha affermato alla televisione di Stato che era stato preso grazie a «un’operazione impeccabile» che lo aveva fatto cadere in trappola.

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