La magistratura keniana sta utilizzando le leggi antiterrorismo per perseguire alcuni manifestanti protagonisti delle proteste che dall’estate scorsa animano tutto il Paese. Lo si apprende da una denuncia pubblica presentata ieri dal collettivo 50 million and more kenyans, che grazie al lavoro di un team legale di avvocati, attivisti ed esperti ha identificato 450 capi d’accusa per reati gravi legati alle normative antiterrorismo del Paese africano.
Il Kenya a approvato una legge antiterrorismo molto dura nel 2012: secondo Fredrick Omondi Okello, ricercatore specializzato in questioni di sicurezza presso il think tank Knights and Dames Africa, citato dall’emittente francese Rfi, la legge è stata ampiamente abusata dalle autorità per reprimere il dissenso in questi ultimi mesi: “L’argomento della sicurezza è diventato un’arma nell’arsenale che lo Stato usa contro il suo popolo. Se il governo accusa un quindicenne di terrorismo, cosa pensa di ottenere se non rovinare la vita di tutti questi giovani?”
Sono almeno 75 i giovani, sostiene il collettivo, che hanno partecipato alle proteste antigovernative tra fine giugno e inizio luglio 2025 e sono stati accusati di terrorismo, ma altri 450 sono accusati di reati altrettanto gravi e rischiano pene fino all’ergastolo. Grazie a una campagna di donazioni, il collettivo 50 million and more kenyans è riuscito a pagare la cauzione di 111 manifestanti ma i processi restano aperti e il rischio per gli imputati, tutti sotto i 25 anni, è enorme.
“La legge antiterrorismo” ha spiegato l’avvocato Jane Njeri Maina intervistato sui media keniani, “è formulata in modo tale da escludere tutti gli eventi che si verificano durante le manifestazioni in tutto il mondo ma la procura insiste e accusa questi giovani di terrorismo. Per questo motivo, abbiamo presentato ricorso all’Alta corte per depenalizzare i giovani kenioti colpiti da queste denunce”. Dal varo delle norme antiterrorismo nel 2012, un problema che pure affligge il Kenya da anni, soltanto 15 persone sono state ufficialmente incriminate per terrorismo.
Nella reportistica del collettivo, i recenti casi di accuse per terrorismo sono peculiari: c’è per esempio quello di un agente di polizia ferito a un dito da una pietra, un “atto terroristico” secondo la procura keniana. La pena massima per terrorismo è di 30 anni di carcere mentre la rapina può arrivare fino all’ergastolo o persino alla pena di morte. Anche questi gravi reati sono usati come misure repressive e come giustificazione alle torture che gli attivisti denunciano di avere subito in carcere.



