Non si ferma la guerra nell’Est della Rd Congo: l’M23 entra a Uvira, migliaia i profughi

di claudia

Nella Repubblica Democratica del Congo la guerra non si ferma. Ieri i combattenti del movimento M23 sono entrati nella città di Uvira, nel sud della provincia del Sud-Kivu, vicino al confine con il Burundi. La presa di Uvira segue la caduta di altre città chiave come Goma e Bukavu e rappresenta uno dei più significativi avanzamenti del gruppo quest’anno.

La popolazione locale, terrorizzata dai combattimenti e dai movimenti di truppe, ha abbandonato in massa le proprie case già nella notte successiva all’ingresso dei ribelli. Testimoni raccontano di strade deserte, negozi chiusi e famiglie in fuga verso zone più sicure o verso il Burundi.

Questa nuova offensiva arriva pochi giorni dopo l’accordo di pace firmato a Washington tra i presidenti del Ruanda e della Rd Congo, mediato dagli Stati Uniti e definito “storico” da Donald Trump. L’intesa, però, non aveva coinvolto il M23, che continua a combattere e a guadagnare terreno.

Thérèse Kayikwamba Wagner, ministro degli Esteri della Rd Congo, ha chiesto sanzioni più severe contro il Ruanda, accusato di sostenere il M23 con armi e comandanti, per dare credibilità al processo di pace e fermare l’escalation di violenza.

rifugiati congolesi

Le organizzazioni internazionali stimano che centinaia di migliaia di civili siano stati costretti a spostarsi, creando una crisi umanitaria in tutta la regione dei Grandi Laghi africani. Le autorità di Paesi vicini come il Burundi hanno chiuso le frontiere o imposto controlli più rigidi a causa dell’arrivo di nuovi profughi. La situazione resta fluida: il fronte dei combattimenti si muove rapidamente e migliaia di famiglie continuano a fuggire, in cerca di sicurezza lontano dalle zone colpite.

Per far fronte al forte afflusso di profughi, nella provincia orientale del Burundi – nella zona di Kayongozi, comune di Ruyigi – è stato aperto un nuovo sito di accoglienza a Busuma, nella collina di Busuma, con l’obiettivo di ospitare tra 4.000 e 6.000 rifugiati congolesi. Si tratta del terzo centro ufficiale nella regione.

Le prime famiglie assistite erano state temporaneamente sistemate in aree di transito come il sito Cishemere, ma i rifugiati denunciavano gravi carenze: senza riparo, cibo o adeguate strutture sanitarie, con elevato rischio di malattie e trasmissioni. Il flusso di nuovi arrivati resta molto alto. Le autorità di transito, insieme all’Office National de Protection des Réfugiés et des Apatrides (Onpra), hanno chiesto alla popolazione locale di collaborare per garantire una accoglienza ordinata.

La situazione umanitaria è considerata grave: mancano rifugi, servizi sanitari, acqua potabile e cure mediche. Le organizzazioni internazionali e umanitarie hanno lanciato un allarme per il rischio di epidemie e per la vulnerabilità delle famiglie – molte delle quali composte da donne e bambini – recentemente arrivate.

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